BREVE STORIA DELLA SINAGOGA DI SIRACUSA
Nel 2007 tornai a Siracusa dopo l’assenza di quasi 50 anni. Subito si affiancarono a me nella preghiera del Sabato alcuni siracusani. Nel 2008 adibimmo a luogo di culto la proprieta’ acquistata in via italia 88 dopo qualche riadattamento e sorse cosi’ la Sinagoga di Siracusa e il Centro sefardico siciliano,la prima dopo il 1492, dopo piu’ di 500 anni. Comprammo il primo Sefer Torah da Israele. Altri due mi furono donati dagli Stati Uniti per mano di Jack Levi grande sostenitore della Sinagoga
Prima di venire
in Sinagoga, si prega che contata il Rabbino
via e-mail:rabbisdimauro@hotmail.it,sia come cortesia ma anche per motivi di sicurezza
via e-mail:rabbisdimauro@hotmail.it,sia come cortesia ma anche per motivi di sicurezza
Before Visiting the Synagogue
,please contact the Rabbi by e-mail:rabbisdimauro@hotmail.it
Articolo sul giornale di Gerusalem
Dormant for five centuries, Jewish life in Italy’s far south is stirring
Jewish memories awaken in Sicily
LIKE their co-religionists all over Europe, Italy’s Jews live with dreadful memories. Across the north of the country, communities suffered persecution under racial laws introduced by the fascist government in 1938, and then deportation and murder at the hands of the German Nazis from 1943. In the far south, a terminal, or near-terminal, event occurred much earlier. In 1492, Sicily’s once-flourishing Jewish community was expelled by the Spanish monarchs who held sway over the island; some fled to the nearby Kingdom of Naples but they were soon driven out of that realm, too, and duly headed eastwards to the comparative safety of Ottoman territory.
Small wonder, then, that among the 40,000 or so Jews who now live in Italy, only a handful are to be found anywhere south of Rome. In locations like the Giudecca (Jewish quarter) of Syracuse, an ancient Sicilian port, place-names and Hebrew inscriptions are among the few obvious reminders that the religion of ancient Israel was once practised here. The first impression (see picture) is of a place where the Catholic heritage has almost completely overlaid the Jewish one. Before 1492, the port had 12 synagogues and 5,000 Jews; that faith and culture have been undergoing a modest but determined local revival, as some long-dormant collective memories come to the surface.
Latest updates
Some people date the rebirth to the discovery in Syracuse in 1987 of a mikveh, a Jewish ritual bath, which may be among the oldest in Europe. That was one of things which inspired Stefano Di Mauro, an Orthodox Sephardic rabbi who had spent most of his life in America, to return to his native Sicily in 2007. Now the synagogue he founded, which is housed in a non-descript building but boasts a canopy, can count on crowds of 50 people or more at festivals and rites of passage. For more routine weekly services, the worshippers often number 12 to 15, just about satisfying the minyan or quorum of 10 men for a Jewish act of public prayer.
Many of the faithful tell remarkable stories about the way they embraced Judaism because of half-remembered family traditions. In Jewish terms, the community members seem mostly to be Bnei Anusim, the “children of the forced [ones]”; in other words, descendants of those who converted at least superficially to Christianity as a way to avoid expulsion.
Gabriele Spagna, aged 34, is one of them. Secretary of the synagogue and acting rabbi in Mr De Mauro’s absence, he discovered his Jewish identity when his grandmother disclosed a lifetime secret on her deathbed: she was a Jew. “When I was a kid, I remembered asking why she would light up candles on Friday night, putting them next to a window towards the east,” he remembers. “It all made sense after that acknowledgement.” For centuries, he explains, many local families had kept secret customs and rituals whose Jewish origins had been largely forgotten.
Mr Spagna has been leading Shabbat services in the past eight months, standing in while his teacher, Rabbi Di Mauro, is an on extended stay in Israel for family reasons. Other worshippers come from cities across the island, such as Catania, Taormina or Palermo, or even from the adjacent mainland.
One participant is Carmelo Zaffora, aged 56, a psychiatrist and history writer who says he comes to the synagogue as often as he can. A native of Gangi, a village close to Palermo, Sicily’s capital, Mr Zaffora says he has known Mr Di Mauro for more than 20 years and speaks with grateful astonishment of the rabbi’s tireless work in the field of “memory restoration”.
Salvatore Zurzolo, a 51-year-old lawyer, crosses a strait to come at least twice a month from Riace, a village in Calabria, the point of Italy’s boot. Raised a Catholic, he learned of his Jewish ancestry when his grandmother declined to receive the last rites from a priest. Her surname was Simoni, one that can denote “convert” ancestry. Mr Zurzolo remembers the old lady saying: “I’ve been hiding my whole life, but now let me die as a Jew.”
The very fact the people wait so long to declare their Jewish heritage says something about the region’s intensely Catholic ethos. Salvatore Palazzolo, a retired postman and student at Mr Di Mauro’s rabbinical school, says he had his first intuitive feelings about his forebears’ past when he was eight or nine. So when his dying grandmother confirmed the family’s Jewish heritage, he felt no surprise. But his father was much more cautious: “Don’t reveal this secret to anyone, we are alive only because we have been hiding.” Since the younger Mr Palazzolo started practising Judaism, he has been very cautious about telling his brothers.
The atmosphere may be changing. Last month, the Roman Catholic authorities in Palermo decided to cede part of a church, built on what once was a medieval synagogue, to Jewish believers. The move was perceived as a significant, if long-overdue, gesture of reconciliation, coming some 500 years after the Spanish edict of expulsion. Mr Palazzolo says the community is gradually gaining not only in numbers but in confidence that it can withstand social pressure. “We are slowly coming back home,” he says.
PURIM KATAN DI SIRACUSA
TU BI-SHEVAT
TU BI-SHEVAT,IL 15 DI SHEVAT
CORRISPONDENTE AL 11 DI FEBRAIO E' IL CAPODANNO DEGLI ALBERI.
La festa ha acquistato significanza e importanza a seguito all'influenza dei kabbalisti di Safed a partire dal diciassettesimo secolo dando risalto al versi in Deur.20-19 che suona !l'uomo è come un albero del campo|. Tra Askenaziti la celebrazione è semplicemente nel mangiare frutti della terra di Israele. Per i Sefarditi èsorta una sorta di di rituale elaborato dove 15diffrenti frutti sono ingeriti accompagnati da letture appropriate dalla Bibbia.
I ragazzi delle scuole piantano piantine in questo giorno e noi adulti cerchiamo di seminare il seme della bontà e del rispetto reciproco.
Kag Sameach
La festa ha acquistato significanza e importanza a seguito all'influenza dei kabbalisti di Safed a partire dal diciassettesimo secolo dando risalto al versi in Deur.20-19 che suona !l'uomo è come un albero del campo|. Tra Askenaziti la celebrazione è semplicemente nel mangiare frutti della terra di Israele. Per i Sefarditi èsorta una sorta di di rituale elaborato dove 15diffrenti frutti sono ingeriti accompagnati da letture appropriate dalla Bibbia.
I ragazzi delle scuole piantano piantine in questo giorno e noi adulti cerchiamo di seminare il seme della bontà e del rispetto reciproco.
Kag Sameach
GIORNO DELLA MEMORIA. 27 GENNAIO
MENTRE U.N .DECISE QUESTA GIORNATA ADESSO NEGA ATTRAVERSO I SUOI APPARATI L'ESISTENZA DI 3000 ANNI DI STORIA E DI CONNESSIONE DI ISRAELE CON CON IL PROPRIO TEMPIO IN GERUSALEMME .
DESIDERO ANCHE RICORDARE CHE LA SICILIA COSI COME TUTTA L'ITALIA MERIDIONALE FU VITTIMA DI UNA EPURAZIONE RADICALE E DI UNA EDUCAZIONE RELIGIOSA FORZATA CHE HA PORTATO I FRUTTI DELLA DIMENTICANZA E NON DELLA MEMORIA CHE E' STATA COMPLETAMENTE DISTRUTTA AL PUNTO CHE LA POPOLAZIONE ODIERNA NON E' ANCORA IN GRADO DI RIVALUTARE LA PROPRIA DISCENDENZA EBRAICA.
E' DOVEROSO ANCHE AGGIUNGERE CHE TUTTI COLORO CHE MALIZIOSAMENTE HANNO NEL TEMPO RECENTE FATTO LA GUERRA AL RABBINO DI SIRACUSA HANNO CONTRIBUITO NON AL VILIPENDIO DI UNA PERSONA AUTOREVOLE E QUALIFICATA MA HANNO CERTAMENTE CAUSATO DANNI ALLA CAUSA DELL''EBRAISMO
MENTRE U.N .DECISE QUESTA GIORNATA ADESSO NEGA ATTRAVERSO I SUOI APPARATI L'ESISTENZA DI 3000 ANNI DI STORIA E DI CONNESSIONE DI ISRAELE CON CON IL PROPRIO TEMPIO IN GERUSALEMME .
DESIDERO ANCHE RICORDARE CHE LA SICILIA COSI COME TUTTA L'ITALIA MERIDIONALE FU VITTIMA DI UNA EPURAZIONE RADICALE E DI UNA EDUCAZIONE RELIGIOSA FORZATA CHE HA PORTATO I FRUTTI DELLA DIMENTICANZA E NON DELLA MEMORIA CHE E' STATA COMPLETAMENTE DISTRUTTA AL PUNTO CHE LA POPOLAZIONE ODIERNA NON E' ANCORA IN GRADO DI RIVALUTARE LA PROPRIA DISCENDENZA EBRAICA.
E' DOVEROSO ANCHE AGGIUNGERE CHE TUTTI COLORO CHE MALIZIOSAMENTE HANNO NEL TEMPO RECENTE FATTO LA GUERRA AL RABBINO DI SIRACUSA HANNO CONTRIBUITO NON AL VILIPENDIO DI UNA PERSONA AUTOREVOLE E QUALIFICATA MA HANNO CERTAMENTE CAUSATO DANNI ALLA CAUSA DELL''EBRAISMO
NOTA PER YOM
KIPPUR
“Il decimo
giorno di questo settimo mese è il giorno del pentimento ,vi sarà una sacra
convocazione per voi affliggerai la tua anima………………… non farai alcun
lavoro in questo giorno di
pentimento……………….chi unque fa’ del lavoro
in questo giorno Io causerò
questa persona di perire tra il suo popolo…………………….
Sarà un
Sabato di completo riposo per tutti voi. Affliggerete le vostre anime nel nono
giorno del mese da sera a sera .Riposerete nel vostro sabato.( Lev.23:26 – 32 )
Si ricorda
Di mettere
da parte la tzedakah prima del servizio
di sera per la Sinagoga e le sue Istituzioni.
Chiedere
perdono per le offese fatte agli altri.
Il pasto
prima del digiuno deve essere un pasto festivo.
Prima di
andare in Sinagoga è bene che il padre benedica i suoi figli.
Il digiuno
comincia prima del calar del sole ,quando c’è ancora luce.
Il comandamento
biblico di affliggere la propria anima è osservato con il digiuno completo con astensione dal mangiare e dal
bere(approssimativamente 25 ore).
Per quanto
riguarda il lavoro, tutto quello che è proibito di sabato è proibito nel giorno di Yom Kippur.
Non si
indosseranno cinture o scarpe di cuoio né si userà fare il bagno o la doccia ,ma solo la
necessaria pulizia personale sarà permessa.
Bambini al
di sotto di nove anni non devono digiunare. Da nove anni in su cominceranno ad
abituarsi al digiuno gradualmente.
All’età di
13 anni per i maschi e alla età di dodici anni per le femmine, il dovere del
digiuno è come per gli adulti.
Nel caso di
persone ammalate, il digiuno può essere parziale o non permesso a seconda delle condizioni, a
giudizio del paziente e del medico curante con l’ausilio rabbinico.
Una donna
gravida ,dal momento delle contrazioni uterine fino a tre giorni dopo il parto ,non
è ammessa al digiuno e fino al settimo giorno dal parto può interrompere il
digiuno se lo reputa necessario.
Vestirsi di
bianco è una tradizione antica che
simboleggia purezza.
Alla
conclusione di Yom Kippur si eleva al cielo una nota prolungata dello shofar .Subito dopo bisogna prepararsi
per la festa di Succot e procurarsi le
quattro specie di lulav
Rav S.I.D.
Di mauro
RANDAZZO RIEVOCANDO LA SORTE DEGLI EBREI DI QUESTA CITTA' CON I SUOI CITTADINI E RAPPRESENTI MERAVIGLIOSI DEL COMUNE . CHE IL SIGNORE LI ABBIA TRA I SUOI PREDILETTI SEMPRE.. UN RINGRAZIAMENTO SPECIALE PER LA GRANDE OSPITALITA' A UN RABBINO CHE HA MESSO PIEDE SUL SUOLO SACRO DELLA GIUDECCA DOPO TANTI SECOLI PER LA PRIMA VOLTA
Ricordo Della Shoah
GIORNALE DI SICILIA
UNA SERATA AL ROTARY CLUB DI SIRACUSA.TEMA: L'EBRAISMO IN SICILIA DAL 1492
L'ultima candela è stata accesa nella Sinagoga di Siracusa .Speriamo che che non sia mai l'ultima luce di speranza e di libertà per il mondo intero che auspichiamo che lotte devono essere legittime per la libertà religiosa e per il rispetto e l'uguaglianza di tutti i cittadini donne comprese.
A TAORMINA NELLA VECCHIA GIUDECCA DELLA BELLA CITTADINA .DAL 1492 NON SI ERA PIU' FESTEGGIATA LA FESTA DELLE LUCI,L'ANTICA LOTTA DEL POPOLO EBRAICO PER LA LIBERTA' RELIGIOSA..SIATE TUTTI FIERI DI ESSERE O DI VOLER ESSERE EBREI PERCHE' IL SIGNORE CI HA DATO L'OPPORTUNITA' DELLA RINASCITA.
E DELLA RISCOPSSA .VALUTATE BENE E MEDITATE SU QUESTA LUCE DI OPPORTUNITA'
blog TAORMINA
Hanukkah a Taormina. Rabbino Di Mauro: «Era dal 1492 che non si svolgeva la Festa delle Luci nella giudecca della città»
·
di Valerio Morabito - dic 15, 2015
La storia degli ebrei a Taormina si è rifatta viva. Si è palesata quando il Rabbino Capo di Siracusa, Stefano Di Mauro, è giunto in città per la Festa delle Luci. Una festività ebraica, conosciuta in tutto il mondo come Chanukkah (o Hanukkah), che si è svolta nell’antica giudecca di Taormina alla presenza di alcuni ebrei che vivono in zona
Un ricordo tenuto in vita dalla toponomastica – Gli ebrei a Taormina. Una presenza che affonda le sue radici nei secoli. Del resto è sufficiente ricordare come tra il IV e il V secolo d. C. risale un reperto archeologico che testimonia la presenza degli ebrei a Taormina. Si tratta di un mattone fittile ritrovato all’interno dell’Antiquarium del Teatro antico della Perla dello Jonio. Origini antiche e la storia degli ebrei a Taormina, come in tutta la Sicilia, è stata oggetto di persecuzioni e conversioni forzate. Purtroppo nella capitale del turismo siciliano rimane poco del passaggio degli ebrei in città. Più che altro il ricordo è tenuto in vita dalla toponomastica. Dal Corso Umberto di Taormina, infatti, è possibile scorgere, nella zona di Porta Catania, Vico Degli Ebrei, una Traversa Degli Ebrei e una Via Del Ghetto. Poi ci sono tre Stelle di David affisse sulla facciata di Palazzo dei Giurati, sede del comune di Taormina. Simboli posti per ricordare il passaggio del popolo ebraico dalla città. Segni chiari che mettono in luce come la giudecca di Taormina si trovava nella zona ad ovest della Cattedrale. Confinava con piazza Duomo, il Corso Umberto e l’antica piazza del Tocco, alle spalle del Palazzo dei Duchi di santo Stefano.
La Festa delle Luci – Il 10 dicembre, però, la storia degli ebrei a Taormina si è rifatta viva. Si è palesata quando il Rabbino Capo di Siracusa, Stefano Di Mauro, è giunto in città per la Festa delle Luci. Una festività ebraica, conosciuta in tutto il mondo come Chanukkah (o Hanukkah), che si è svolta nell’antica giudecca di Taormina alla presenza di alcuni ebrei che vivono in zona. A Giardini Naxos, per esempio, si trovano due famiglie ebree. Mentre a Taormina, a parte l’origine ebraica riscontrabile in molti cognomi, al momento non ci sono ebrei. «Dal 1492 non si era più festeggiata la Festa delle Luci a Taormina. Si tratta dell’antica lotta del popolo ebraico per la libertà religiosa. Siate tutti fieri di essere o di voler essere ebrei, perché il Signore ci ha dato l’opportunità della rinascita», ha detto il Rabbino Di Mauro che era venuto a Taormina già nel 2010 per una conferenza sull’ebraismo. La festa, che dura otto giorni, celebra la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme, dopo la libertà conquistata contro i greci nel secondo secolo avanti Cristo. Si festeggia ogni anno a partire dal 25esimo giorno del mese di kislev: il rituale principale prevede l’accensione delle candele di un particolare candelabro a otto braccia chiamato chanukiah, come quello che veniva acceso all’interno del Tempio di Israele: questo rituale è previsto per tutti gli otto giorni della festività in tutte le comunità ebraiche ortodosse che ci sono in giro per il mondo che espongono le candele accese vicino alle finestre.
Rabbino Stefano Di Mauro: «C’è una volontà divina nel risorgimento dell’ebraismo» – Il Rabbino Stefano Di Mauro, che abbiamo contattato, ha voluto ricordare cosa significa essere ebrei in Sicilia nell’epoca contemporanea, sottolineando le sofferenze di questo popolo nei secoli. «La maggior parte degli ebrei siciliani, nel corso dei secoli, sono stati costretti a convertirsi al Cristianesimo. Oggi, invece, c’è una volontà divina nel risorgimento dell’ebraismo. Il Papa ha detto, nell’ultimo periodo, che nessuno deve convertire gli ebrei. È una notizia che mi ha fatto molto piacere. Il risveglio ebraico, ha proseguito il Rabbino, ha un significato religioso importante, considerando la libertà religiosa negata per troppo tempo al nostro popolo. Ciò che è auspicabile è creare un’atmosfera di pace con il riconoscimento della storia. Oggi saremmo stati 2 milioni circa in Sicilia se non ci fossero state le persecuzioni e le conversazioni forzate». Nei prossimi mesi, con ogni probabilità, il Rabbino Di Mauro tornerà in zona, forse a Giardini Naxos, dove terrà un corso sull’ebraico. Shalom aleikhem.
Click:http://www.blogtaormina.it/2015/12/15/hanukkah-a-taormina-rabbino-di-mauro-era-dal-1492-che-non-si-svolgeva-la-festa-delle-luci -nella-giudecca-della-citta/213023
hanukkah 2015-5776
Siamo nel 165 B.C.E.Giuda
il Maccabeo ridedica il Tempio di Gerusalemme.dopo che è stato dissacrato per
tre anni da Antioco iv Epifane. La festività è conosciuta anche come Kag
-ha-urim, cioè festa delle luci. Prima del tramonto si pone la hannuchia
difronte a una finestra ,cioè in posto visibile dall'esterno con la prima
accensione prima dl Sabato 6.12,2015.Si procede da destra a sinistra
aggiungendo una candela in piu' fino all'ottavo giorno. Seguite la festa con
entusiasmo. E' la prima volta che si è fatta una guerra per la libertà
religiosa ed è stata ad opera degli ebrei.
MEMENTO:RICORDARE
CHE ESSERE EBREI SIGNIFICA ESSERE PERSONE LIBERE E CHE I NOSTRI RABBINI SIANO
LIBERI NELL'ESPLETARE LE LORO FUNZIONI A TUTTI I LIVELLI.AIUTATE I VOSTRI
RABBINI KAG SAMEACH E BERACHOT DAL RABBINO DI Rav
Stefano Di Mauro
Days of Awe in Siracusa
September
17, 2015 by Gary
Drake 4 Com
“I will not be false to
David. His line will continue forever, his throne, as the sun before Me, as the
moon, established forever, an enduring witness in the sky.”
—-Book
of Psalms, Psalm 89:36-38
I’m not an historian but I know Jews have been in Sicily for centuries.
Even going back to the destruction of their First Temple in Jerusalem in
587BCE, which caused the first dispersal of the Jewish people to lands outside
of Israel. At that time most ended up in neighboring Babylon and assimilated
there. But it’s not hard to believe one of them saying, “Better to live in
Sicily with the Greeks!”
Ok, that part I can’t substantiate. Most
history books will put the real beginning of the history of Jews in Sicily at
the fall of the 2nd Temple in 70CE when they came as captive slaves of the
Roman Empire. What happened in the centuries following pretty much follows the
same deplorable and always-irrational history of the treatment of Jews
everywhere in Europe, with the culmination being total expulsion from Sicily at
the decree of ruling Spain in 1492 (yes—as Columbus was sailing the ocean
blue). History also has it that Sicily formally invited Jews back to Sicily in
1740, but few took up the offer. Any who did and lingered would be re-dispersed
or worse during the Mussolini/Hitler years.
But now there are new signs of life of Jews on the island. One sign is
the recent discovery of an ancient Jewish ritual bath—mikvah—
in the ancient Jewish Quarter of Siracusa. It is called the oldest mikvah to survive in all of Europe, seemingly
built in the Byzantine Era. This mikvah is now on Siracusa tourist maps and itineraries.
It’s located in historic Ortygia, at the now-named Hotel di Giudecca, in the
part of Ortygia where Jews made up at the time one-fourth of Ortygia’s
population.
This discovery set things in motion. A
native Siracusan, Rabbi Stefano Di Mauro, returned from decades in Miami to
start a small synagogue in 2008, the first on the island in 500 years. I
decided to visit the “Sinagoga di Siracusa” for Rosh Hashanah, the Jewish New
Year, the beginning of the “Days of Awe”, ten days of repentance and renewal
that culminates with the solemn day of fast and prayer on Yom Kippur.
“A growing number of people are asking
me to help them rediscover their Jewish roots,” Rav Di Mauro explained to me.
Most likely these are descendants from families that were Jews forced to
convert to Catholicism during the Crusades and the Spanish Inquisition
years. Apparently some descendants of these families continued performing
Jewish tradition without knowing it was Jewish tradition, as reported in the
Israeli newspaper Haaretzin 2010:
For centuries, some families in Syracuse had
maintained habits and rituals they no longer remembered were Jewish. For
instance, they lit candles on Fridays, without being aware of Shabbat. They
covered mirrors during periods of mourning, not realizing that was a shiva
custom, or they thoroughly cleaned their houses in anticipation of Easter, not
knowing that they were following the (Passover) tradition of keeping their
homes free of traces of chametz (leavened bread).
Di Mauro is an Orthodox rabbi and the services in the
synagogue are of the Sephardic rite. As for those who attend, well, that’s a
whole other story. Those in attendance for the Rosh Hashanah service and dinner
represented all sorts of varying Jewish backgrounds. (All are welcome, even
non-Jews. Di Mauro works tirelessly promoting inter-faith programs and goes out
of his way to reach out to the entire community.)
For me the most fascinating aspect of my
Rosh Hashanah visit was this: Those who came really wanted to be there. Some driving long
distances from Catania and Taormina and getting hotel rooms just to attend the
services, as well as those taking time from their sunny Sicilian holiday to
spend time in a somewhat makeshift synagogue. While New York City’s Central
Synagogue celebrating the eve of Rosh Hashanah at Avery Fisher Hall is great
and all, I can’t imagine anything more real than what I witnessed in Siracusa.
The synagogue is located in a
non-descript edifice in a non-descript street in a non-descript, but quite
lively section of Siracusa. The synagogue as you might imagine brings little
attention to itself, other than the sign on the gate (see photo). You’ll find
the gate sandwiched between a dance school and your everyday apartment
building, and across the street from a car mechanic workplace. The synagogue
itself is really the ground floor of an apartment building.
Visiting a service here had me imagining
what it must have been like to worship in the time of and locations of “Fidder
on the Roof” and “Yentl”! As humble as it is, the synagogue is complete with
Torah scrolls in an Ark of the Covenant, a huge candelabra for the Hanukah
season and more urgently, the presence of a small and large shofar—ram’s
horn—as the blowing of the shofar is an integral part of the Rosh Hashanah
service. It has plenty of prayer books, Talmudic writings, and Jewish
history books in its small library as the synagogue also naturally serves as a
Jewish learning center for “the People of the Book.” For good measure, there’s
a canopied-section outside to celebrate life-cycle events: Judaism doesn’t seek
converts, but does accept them and Rabbi Di Mauro told me he has done 40 of
them, as well as a handful of weddings.
No, it’s not just a High Holiday
synagogue. Di Mauro told me he has done Shabbat (Friday evening and Saturday
Sabbath) services every week since he opened in 2008, no matter how many people
show up. Jewish Law states that a “minyan”—
ten Jewish men—is needed to be present to officially pray. And that’s not so easy.
“A synagogue needs a membership of about
50-60 families to guarantee there will always be the minimum of aminyan present, and we are not at that level
of subscription yet.” Di Mauro swears though that there are more Jews in Sicily
than one suspects and if Sicilians with certain names looked back at their
family trees, they’d discover their Jewish past. To that end, he has posted a
list of Jewish names on his website: http://www.sicilia-ebraica.it/Cognomi%20Ebraici.htm and www.centrosefardocosiciliano.blogspot.it.
So Judaism in Sicily is now showing
signs of life. A comeback. Empires since the beginning of time have sought to
do away with Jews, but those empires—Egyptian, Assyrian, Babylonian, Roman,
Persian, Greek and even Nazi Germany and Fascist Italy—they are all gone. And
the Jew remains.
Rabbi Hayim Halevy Donin in “To Pray As
A Jew” compared the resilience of the Jewish People to the moon, writing,
“The moon has from earliest times been seen as a symbol of the capacity of the
Jewish People to regenerate itself—even after a period of decline and seeming
disappearance from view.”
In Siracusa, there’s a new moon rising.
http://www.timesofsicily.com/days-of-awe-in-siracusa
LA FESTA DI SHEMINI AZERET E SIMHAT TORAH
In levitico 23:36 leggiamo” nell’ottavo giorno osserverai una sacra convocazione…………è un giorno di adunanza solenne, non farai nessun lavoro servile… …….. Alla fine di Succot ,l’ottavo giorno , non è più tecnicamente Succot, ma l’ingiunzione di un altro giorno di festa che non ha nulla a che vedere con la Festivita’ di Succot.
Atzeret si traduce in assemblea, ma il termine significa anche rimanere ancora, fermarsi ed aspettare.
E’ come dire: figli miei ,restate ancora un giorno e fate festa con il vostro Padre Celeste . La festa è chiamata anche Zeman Simcatenu ovvero tempo di rallegrarsi.
Il Kiddush il ringraziamento dopo i pasti , non si riferiscono piu’ a Succot ma a Shemini’ Atzeret.
In pratica la festa di Succot è terminata e si ritorna alla permanenza delle nostre abitazioni e le quattro specie non si usano piu’
Il ciclo della parasha settimanale si conclude in questo giorno e si gioisce grandemente con la festa della Torah. Sette processioni si fanno intorno alla Sinagoga e tutti hanno la opportunita’ di portare il Sefer Torah. Ai bambini abbiamo riservato una speciale sorpresa.
Kag Sameach a tutti
Siamo di nuovo al tempo di Succot. Le capanne ci ricordano non soltanto della vita ai tempi dell'uscita dall'Egitto, ma anche della effimera caducità della vita.
EVENTO IMPORTANTISSIMO: L'AMBASCIATORE DI ISRAELE CI HA ONORATO DELLA SUA PRESENZA ED HA ESPRESSO LA SUA STIMA.
ECCO UN BREVE RESOCONTO DEL NOSTRO SEGRETARIO GABRIELE:
EVENTO IMPORTANTISSIMO: L'AMBASCIATORE DI ISRAELE CI HA ONORATO DELLA SUA PRESENZA ED HA ESPRESSO LA SUA STIMA.
ECCO UN BREVE RESOCONTO DEL NOSTRO SEGRETARIO GABRIELE:
Domenica 19 luglio il dott. Zion Evrony, ambasciatore di Israele alla Santa Sede, accolto dal rabbino Stefano Di Mauro, incontra nei locali della Sinagoga di Siracusa la comunità ebraica.
Dopo la consueta preghiera pomeridiana (in ebraico detta “minchà”) il prof.re Ignazio Vecchio, docente di Medicina all'Università di Catania, Illustra le innumerevoli opere svolte dalla instancabile comunità siciliana nel divulgare la conoscenza ebraica della pace, che promuove l’ideale ebraico che la Torah chiaramente esprime “e amerai il tuo prossimo come te stesso”.
L’ambasciatore Evrony illustra il bisogno di pace che il popolo ebraico necessita, spiega le azioni che il governo israeliano intende attuare per arrivare alla tanto desiderata pace con i palestinesi, che consiste nella divisione del territorio di Israele in due differenti stati. Egli spiega che Israele è pronta e vuole la pace e confida nella buona politica dei due stati per realizzarla.
La firma dell’ambasciatore Evrony nel “Libro della Pace”, progetto realizzato dalla comunità siracusana che ha avuto un riconoscimento e un premio UNESCU, rinnova simbolicamente uno stretto rapporto tra la comunità siciliana e lo stato di Israele, riconoscendo gli sforzi attuati dal rabbino Di Mauro per il lavoro svolto nel riportare, dopo più di 500 anni, l’ebraismo nell'isola con l’edificazione dell’unica sinagoga ebraica e con la costante e produttiva diffusione della cultura giudaica ai siciliani, molti dei quali hanno dimenticato che per secoli la Sicilia è stata un modello per tutto il mondo, dove convivevano pacificamente le tre grandi religioni monoteistiche e che la presenza ebraica contava un enorme e radicata popolazione.
Questo evento consolida e rinnova il lungo e duraturo percorso che unisce la Sicilia direttamente con Israele e che continuerà a portare l’isola alla rinascita morale e spirituale arricchendo la comunità di molti nostri fratelli dispersi in un ritorno alla Torah.
GS
Dopo la consueta preghiera pomeridiana (in ebraico detta “minchà”) il prof.re Ignazio Vecchio, docente di Medicina all'Università di Catania, Illustra le innumerevoli opere svolte dalla instancabile comunità siciliana nel divulgare la conoscenza ebraica della pace, che promuove l’ideale ebraico che la Torah chiaramente esprime “e amerai il tuo prossimo come te stesso”.
L’ambasciatore Evrony illustra il bisogno di pace che il popolo ebraico necessita, spiega le azioni che il governo israeliano intende attuare per arrivare alla tanto desiderata pace con i palestinesi, che consiste nella divisione del territorio di Israele in due differenti stati. Egli spiega che Israele è pronta e vuole la pace e confida nella buona politica dei due stati per realizzarla.
La firma dell’ambasciatore Evrony nel “Libro della Pace”, progetto realizzato dalla comunità siracusana che ha avuto un riconoscimento e un premio UNESCU, rinnova simbolicamente uno stretto rapporto tra la comunità siciliana e lo stato di Israele, riconoscendo gli sforzi attuati dal rabbino Di Mauro per il lavoro svolto nel riportare, dopo più di 500 anni, l’ebraismo nell'isola con l’edificazione dell’unica sinagoga ebraica e con la costante e produttiva diffusione della cultura giudaica ai siciliani, molti dei quali hanno dimenticato che per secoli la Sicilia è stata un modello per tutto il mondo, dove convivevano pacificamente le tre grandi religioni monoteistiche e che la presenza ebraica contava un enorme e radicata popolazione.
Questo evento consolida e rinnova il lungo e duraturo percorso che unisce la Sicilia direttamente con Israele e che continuerà a portare l’isola alla rinascita morale e spirituale arricchendo la comunità di molti nostri fratelli dispersi in un ritorno alla Torah.
GS
Sempre pronto il nostro Rabbino a collaborare nel segno dell'amicizia e della pace.
Always ready our Rabbi for dialogue friendship and Peace with other religion
Mi sento veramente
fortunato di vivere questa epoca meravigliosa
della costituzione dello stato di Israele. Avevo nel 48 solo 9 anni e non comprendevo l’importanza di un evento
cosi’ fondamentale per la vita del mondo ebraico. Una promessa, una visione che
prende forma.
Si, è proprio un
privilegio per tutti noi, ma anche per i Gentili che vedono l’opera divina
nella sua realizzazione.
Unitevi a me nel
celebrare questo giorno di memoria
meraviglioso.
AUGURI ISRAELE
I
Ricordo
Della Shoah
La Sicilia 27 Gennario 2015
Ricordo
Della Shoah
Mi complimento
con i ragazzi di tutte le scuole
partecipanti per la numerose domande e l’attenzione prestata e il lavoro
fatto e le canzoni preparate. Certamente un dovuto ringraziamento và alle
insegnanti che hanno saputo dare un
volto all’ebraismo .Un cordiale shalom a tutti
LA
Comunità Ebraica di Siracusa
In occasione di Chanukkah 2014/5775
invita
Catania - Giovedi 18 Dicembre/26 Kislev ore 18:00
Siracusa - Martedi 23 Dicembre/1 Tevet
ore 18:00
Ci sarà musica, danza e cibi ticipi
ebraici
Laterza notte di hannukah in Catania
La sesta candela accesa in Taormina
Le otto candele accese per l'ultimo giorno di Hannukah
Danzando al suono della musica ebraica con grande allegria
nel cortile antistante la Sinagoga di Siracusa
Hannukah video 2014-5775
La festa della luce in ricorrenza della
vittoria dei Maccabei e la liberazione del tempio di Gerusalemme nel 165 a.e.v.
La prima guerra ebraica per la conquista della liberta religiosa.
Il
Rabbino Capo S.I.D. Di Mauro
Per info
Email: rabbisdimauro@hotmail.it Cell
340.8174734
da sinistra a destra Rav Di Mauro, Rav Disegni, Professoressa Tornali,Prof. Cardinale,
Rav Golstein, Prof.Palmeri
PremioVirdimura video
Parasha Vayechi
INVASIONI DI
LIBERTA IL CONGRESSO PER LA PACE NEL MEDITERRANEO
Domenica 14 Settembre 2014
In Via Italia 88 – Siracusa
LA
COMUNITA’ EBRAICA DI SIRACUSA
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA EUROPEA
APRE AL
PUBBLICO
PER
VISITARE I LOCALI DELLA SINAGOGA
UNICA IN
SICILIA E MERIDIONE
Vi invitiamo
a leggere un articolo sul prestigioso giornale israeliano
INIZIO ore 10:00. SEGUE
RINFRESCO KOSHER
Il Rabbino Capo S.I.D. Di
Mauro
Email:
centrosefardicosiciliano@gmail.com
Blog:
www.centrosefardicosiciliano.blogspot.it
Website:
www.comunitaebraicasiracusa.it
Website:
www.sicilia-ebraica.it
HAARETZ
Tuesday,
June 17, 2014 Sivan 19, 5774
Sicily's ancient Jewish presence revived with discovery of Europe's oldest mikveh
Rabbi Stefano Di Mauro, who has dedicated himself to reviving Jewish life in Syracuse.Photo by Giovanni Frazzatto
An attractive island in the Mediterranean, Sicily has been a hub of migration routes for millennia. Jews are thought to have been part of the patchwork at least as early as the 1st century, after the fall of Jerusalem and the destruction of the Second Temple in 70 AD.
At the end of the 15th century, Spain, which ruled in Sicily, expelled the Jews from its entire domain. Now the serendipitous discovery of an ancient mikveh, thought to be the oldest in Europe, has excited archaeologists and historians – and spurred the revival of Jewish life on the island.
An ancient Jewish presence
Ortygia, the oldest neighbourhood of Siracusa (Syracuse), the ancient Greek town in the southeast of the island, has its own Giudecca (Jewish quarter) that used to have 12 synagogues and, just before the Spanish edict, counted a community of at least 5,000 Jews.
Developed on the Eastern side of Ortygia –it is said probably to symbolically face Jerusalem – the Giudecca is a labyrinth of narrow stone-paved vicoli (alleys) crowned by tiny balconies with wrought-iron railings and vases of geraniums and basil.
The Giudecca reveals distinct marks of the ancient Jewish presence: a Jewish star on the facade of a Gothic building, Jewish medieval tombstones now displayed in a museum, or an inscription in Hebrew in the apse of the church of St. John the Baptist, which had once been a synagogue.
In 1987, a remarkable treasure was discovered: an abandoned mikveh dating to the Byzantine era, which is thought to be the most ancient in Europe.
The finding was as revealing as it was serendipitous. During the conversion of a palazzo into a hotel (Residence alla Giudecca) on via Alagona between vicolo alla Giudecca III and IV, architects faced an unusual arrangement in the pavement of a courtyard, a stone’s throw from John the Baptist’s Church. Underneath the courtyard hid a ceiling and an underground chamber.
It took several truckloads of debris to uncover a limestone staircase that reached
down to a room brimming with water.
down to a room brimming with water.
The water turned out to be fresh - and emerging from five mikva’ot in perfect condition. The space, entirely dug through stone, contains a series of ribbed vaults that survived Sicily’s strongest earthquake on record in 1693.
One central area encloses three mikva’ot, arranged as clover leaves. Two additional ones are located in small adjacent rooms.
Possibly after the Edict of Expulsion, Jews in Syracuse decided to preserve the bath by covering it up with dirt so that it would not end up in the hands of Christians.
Coming back to life
The discovery of the ritual-bath complex catalyzed a renaissance for the Jewish community, which had remained latent for more than half a century. Today the community has a new leader. After serving as a doctor for almost 50 years in the United States, Rabbi Stefano Di Mauro, born in Sicily, migrated back to the island in 2007.
Ever since his return, Di Mauro has dedicated himself to reviving Judaism in Syracuse and on the rest of the island.
"This is a momentous period," says Di Mauro. "After more than 500 years, a growing number of people are asking me to help them rediscover their Jewish roots."
At the time of the Spanish banishment, most Jews left Sicily and pressed east toward the Ottoman Empire. Those who stayed were forced to convert to Christianity and give up their Jewish identity, though some of them kept it alive in secret.
For centuries, some families in Syracuse had maintained habits and rituals they no longer remembered were Jewish. For instance, they lit candles on Fridays, without being aware of Shabbat. They covered mirrors during periods of mourning, not realizing that was a shiva custom, or they thoroughly cleaned their houses in anticipation of Easter, not knowing that they were following the tradition of keeping their homes free of traces of chametz.
The small, but compact current community now reunites in a synagogue on via Italia. Rabbi Di Mauro has celebrated conversions –some in the underground mikveh– as well as a few marriages. "For me, the most rewarding gift of being at the helm of this small, but growing community is to know that I am helping a lot of people rediscover their past. I am helping them to come back home," he concluded.
Regaining 'ownership' of 'Purim Katan'
Rabbi Di Mauro has also revived a long-buried celebration on the island, that of a purim katan.
The ritual had long been time misattributed to the city of Saragosa in Spain, but historians recently recognized that it actually originated in Syracuse. Its origins were traceable in piyutim and celebrations among the Sicilian Jews of Ioannina and Thessaloniki in Greece.
In January 2013, for the first time in more than 500 years, Syracusans listened to their rabbi read the relevant megillah in their new synagogue.
The story tells of a favourable twist of fate for the Jews of Syracuse under the reign of the Aragon king Martin I, only a few decades before their expulsion.
According to the megillah, for 12 consecutive years, each time the king would visit the Giudecca he would be greeted by a procession of religious personalities coming from the 12 synagogues in town and presenting him the Sifrei Torah as a sign of reverence and submission. However, on the 13th year it was decided that, out of respect for the Torah itself, only the empty wooden cases would be shown to the monarch.
Haim Šami, a Jew who had recently converted to Christianity and sought to cozy up to the court, revealed this stratagem to the king, who the following day – the 17th day of the month of Shevat – visited the Giudecca by surprise and checked the wooden cases himself, with the intention of punishing the Jews for their choice.
However, the legend then recounts that the prophet Elijah revealed the plot in a dream to the guardian of one of the synagogues, making it possible for the Torah books to be shown to the king and for the plot to be foiled.
The rediscovery of this Purim is symbolic of an overall auspicious fate for the Jews of Syracuse. Forgotten for too long, they are coming back home.
http://www.haaretz.com/archaeology/.premium-1.598797
Maggio 6 2014-Iyar 6 5774
Yom Hazmauth
Yom Hazmauth
QUESTA FESTA E’ STATA AGGIUNTA ALLE FESTE POST-BIBLICHE PER RICORDARE IL GIORNO DELLA NASCITA DELLO STATO DI YSRAEL, NEL MESE DI YYIAR, CORRISPONDENTE AL MAGGIO 14 del 1948 DOPO IL 70 E.V. QUANDO IL SECONDO TEMPIO FU DISTRUTTO DALL’ESERCITO ROMANO.
QUESTO GIORNO E’ CELEBRATO IN TUTTA LA DIASPORA E RICORDA ACIASCUNO DI NOI CHE LA PROVVIDENZA E’ OPERANTE NEL CAMMINO DELLA STORIA.
Maggio 6 2014- Roma Iyar 6 - 5774
Yom Hazmauth - Ambasciata di Israele a Roma.
In occasione del 66° anniversario in celebrazione della rinascita dello Stato di Israele
il nostro Rabbino che aiuta una coppia di ebrei ortodossi a trovare la strada oltre a dare loro una piccola lezione di storia del luogo.
A porta di Ottavia a Roma ,nel cuore del Ghetto di Roma.
Maggio 6 2014- Roma Iyar 6 - 5774
Yom Hazmauth - Ambasciata di Israele a Roma.
In occasione del 66° anniversario in celebrazione della rinascita dello Stato di Israele
A porta di Ottavia a Roma ,nel cuore del Ghetto di Roma.
La Comunità Ebraica di Siracusa invita tutti gli amici per la celebrazione del Purim di Ester.
LETTURA DELLA MEGHILLA' DI ESTHER
LA CELEBRAZIONE CONTINUA
FIRMA DEL PROTOCOLLO D' INTESA CON ASP DI SIRACUSA IL 12 MARZO 2014
GIORNALE DI SICILIA
Da tutta la Sicilia in visita e incontro con il nostro Rabbino nella sinagoga
In visita da scuola media per conoscere la Religione Ebraica a mezzo della viva voce del nostro Rabbino
Convegno Medicina Ebraica ed Araba in Catania
LA STRETTA DI MANO DELL'I'MAM,,DEL RABBINO E DEL SACERDOTE CATTOLICO COME SIMBOLO DI AMICIZIA E DI PACE
In questo paese di montagna una volta l'ebraismo era molto prospero.
L'inno di Mameli
Incontro ben programmato con autorità e accademici
di un impoertante paese della Sicilia
Conferenza sulla Memoria in Siracusa il 4/2 /2014
Conferenza sulla Memoria il 28/1/2014
Articolo su La Stampa di
Torino del 6 gennaio 2014
Giorno della Memoria
L’IMPORTNZA
DELLA MEMORIA PER RICORDARE AI GIOVANI COME E’ DOVEROSO RICORDSRE I GIUSTI DEL
MONDO CHE HANNO SALVATO TANTE VITE UMANE.
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE
GENNAIO LUNEDI 27 2014
Il Rav Di
Mauro nella infaticabile opera di educazione ebraica a tutti i livelli di età.
UN PENSIERO
SULLO SHOAH
Considerare
l’olocausto un semplice ricordo di un
evento storico non è il modo corretto di ricordare le vittime del nazismo
E’ invece
importante rimarcare la considerazione di scavare nel profondo dei cuori ed
esaminare in piena e profonda coscienza come sia possibile che l’umanità possa
arrivare a tanta depravazione e crudeltà.
Questo deve
essere un atto di memoria, certamente, ma soprattutto un
esame di coscienza.
Ognuno di
noi ,con il proprio comportamento può essere attualmente un costruttore di
olocausto al quale si arriva lentamente, e inesorabilmente quando si
insegna l’odio contro un altro popolo
,chiunque questo sia.
E’
necessario da parte nostra di combattere pregiudizi ed eliminare dal gergo e dalla cultura
personale frasi fatte e calunniose anche se sono entrate nel linguaggio comune.
Inoltre
esiste oggigiorno una cultura della morte e della discriminazione del diverso
.Questo noi possiamo combattere e dobbiamo
farlo con la convinzione di chi sa’ che abbiamo tutti un Padre Celeste
che non discrimina e creati tutti a sua immagine.
Shalom da
Rav Di Mauro
ISTITUTO DI ISTRUZIONE SUPERIORE LICEO SCIENTIFICO- CLASSICO
CAPO RABBINO DI SIRACUSA E SICILIA
PROF. STEFANO DI MAURO
In onore delle
persone di cui sopra sono state piantati tre alberi di olive
Magnifico lavoro
di studenti e insegnanti.
TU BISHVAT
TU BISHVAT”CHAMISHA ASAR BI-SHVAT”
IL
QUINDICESIMO GIORNO DEL MESE DI SHVAT è una semifestività dichiarata tale da
Hillel come l’anno nuovo degli alberi( Rosh
Hashanah le-ilanot)
E’ celebrata
con una cena a base di frutta e
carrubbe. In tempi moderni è data enfasi
alla preservazione della natura , alle regole antismog etc.
E’
festeggiata in Israele soprattutto con il piantare alberi da parte di bambini ed
adulti.
Festeggeremo
la festività con il piantare un albero in Cassibile il giorno16 gennaio e con una cena in
Sinagoga GIONVEDI’ 16 di questo mese di
Gennaio 2014 alle ore 18 in Via Italia
88 ,Siracusa.
Tutto a base
di frutta e vino kosher.
Shalom dal
Rav Di mauro
PURIM DI
SIRACUSA 19 Gennaio 2004-5774
In Sinagoga
via Itazlia 88,
Purim di Siracusa 2014-5774
Articolo
Una bella e intensa cerimonia religiosa e culturale si è svolta il 19 gennaio, 5774 del calendario ebraico, nella Sinagoga di Siracusa, per celebrare il Purim, ovvero la festa delle Sorti. Chiunque conosca la Bibbia non di nome ed abbia letto il libro di Ester, considerato fra i canonici sia nella tradizione davidica che in quella cristiana, apprende la storia documentata e fondata della Regina Ester che salva il popolo di Israele, a rischio di essere sterminato per l’invidia del malvagio Aman, dalle truppe del sovrano di Persia: e come per questo Ester fu strumento di Dio. La ricorrenza è particolarmente sentita in tutto il mondo ebraico.
Anche in Sicilia, segnatamente a Siracusa dove dal 2008, dopo oltre 500 anni dalla malaugurata espulsione dei figli di Giuda dalla nostra isola a seguito dell’editto di Granada (1492), è sorta la Sinagoga, per forte e appassionata volontà di un uomo mite ed energico, che le generazioni presenti e future hanno e ricorderanno come l’architetto della ricostruzione del Tempio del Supremo in terra di Trinacria: il Rabbino prof. Stefano Di Mauro, tornato in Sicilia dopo cinquant’anni di vita vissuta a New York, medico e nella città statunitense capo rabbino della Sinagoga B’nei Isaac, oggi capo Rabbino di Sicilia.
Abbiamo avuto l’onore di essere invitati alla suggestiva e partecipata cerimonia, nei locali ricostruiti dal Rabbino, in via Italia a Siracusa. Nella memoria, echi dell’atto unico che un filosofo meridionale e libero pensatore, Giovanni Bovio, vergava nel XIX secolo, il dramma “Cristo alla festa di Purim”; eravamo consci della importanza dell’evento, ma ci ha colpito la valenza fraterna, autentica, di ricerca storica e polisemica e pluralista del Purim siracusano. Come è stato spiegato nel corso della festa, prima della lettura della meghillà -serbata in un rotolo-, ovvero la storia della salvezza, la genesi del Purim siculo fu in auge dopo la diaspora, allorchè la particolare ricorrenza veniva celebrata dagli ebrei rifugiatisi a Salonicco e Giannina, in terra ottomana; e se valenti studiosi all’inizio del XX secolo hanno riconosciuto la importanza della meghillà siracusana nella ricerca filologica del Purim siculo-ebraico, è altresì merito del Rav Di Mauro e della Comunità tutta (lode agli attenti collaboratori del Rav, a iniziare dal giovane Gabriele Spagna), aver riportato a’ fasti dei secoli passati la lettura della storia in cui un traditore convertito, cerca invano di mettersi in luce col sovrano a Siracusa ai danni del suoi popolo: però l’inganno viene scoperto e lui doverosamente punito. Il nome di costui è esecrato attraverso dei suoni sincroni provocati da particolari strumenti che agitammo, a mo’ di segnacolo esecrabile. Tale segno non è lontano da altri che in alcune cerimonie documentano passaggi sacri di iniziazioni e rinascite.
Il Purim di Siracusa del 2014, festeggiato dal 2011, oltre alla numerosa comunità ebraica intervenuta in sinagoga, ha veduto il riconoscimento del Comune aretuseo, con l’Assessore Giansiracusa che in tale sede ha portato l’impegno dell’amministrazione nel voler rendere disponibile apposito terreno per la costruzione di una nuova Sinagoga: sottolineando altresì che, se in Comune si discute per la realizzazione di una Moschea, a maggior ragione gli Ebrei di Sicilia, da duemila anni legati alla terra dalle tre punte, han diritto al riconoscimento pubblico. Intervennero pure rappresentanti degli Evangelisti e dei Cavalieri di Pitia, e il neurologo professor Vecchio precisò l’importanza del perseguimento della Pace universale, contro ogni fanatismo da qualunque parte provenga. Ciò che colpisce e meraviglia, a noi fautori di internazionalismo nonchè di sicilianismo, non è tanto l’aver udito tante lingue invocanti una sola sacralità, l’ebraico, il greco di Ioannina magistralmente letto in una lirica dall’appositamente intervenuto professor Guzzetta dell’Università di Catania, ma è anche la realtà incontrovertibile che per gli ebrei della Sinagoga siracusana la cultura e la lingua siciliana sono patrimonio della loro stirpe e contestualmente comune a tutti i popoli dell’Isola del Sole.
Quando il Rabbino Di Mauro ha rammentato che nel 1400 gli Ebrei siciliani parlavano, e scrivevano, la lingua sicula, oggi sovente e erroneamente declassata a dialetto, e i partecipanti intonavano con intensità “Vitti na crozza” e “la Pampina di l’aliva” nonchè la storia del Purim letta in siciliano moderno, noi pensavamo che tutti a quel tempo, dal Re all’ultimo scrivano, usavano il siciliano nei documenti diplomatici (persino la cancelleria vaticana rispondeva in siculo ai Vicerè), nonchè riflettevamo su quanta ignoranza v’è nella storiografia ufficiale, cristiana o laica che dir si voglia e maggioritaria, delle identità siciliane, le quali codesta piccola ma coesa e integrata comunità fa proprie, esalta e valorizza. Per queste ed altre importanti ragioni, non ultimo il fatto che la Sinagoga e il centro Sefardico Siciliano di Siracusa organizzano corsi di lingua e cultura ebraica (siti:centrosefardicosiciliano, e Sicilia ebraica), non si può che rendere grazie all’altissimo Adonai, che ha permesso alle luci della menorah di risplendere, come fu sin da ere primeve, in terra di Sicilia, dopo secoli di oblio. Non dimentichiamo che i sovrani Normanni furono maestri di tolleranza dopo la riconquista, e quando, per l’economia -come da noi ricordato nel volume “Progetto Sicilia”- si verificava l’espulsione degli ebrei dall’isola, la circolazione monetaria ed i commerci ebbero una contrazione vistosa e difficilmente rimediabile.
“Muoviti, favella, a raccontare e prodigi a professare: i Siciliani a ridestare; con vino falli ubriacare! Mangiate e bevete Siciliani! Che ciascuno faccia festa! Meraviglie fa il Dio nostro, Con gli Yehudim le compie… Gloria grande al Dio Signore che ai Giudei ha fatto grazia! Che ci invii Elia il profeta per il giorno Grande e Terribile”: con queste parole e il rituale Shalom, suggellato dai gustosi dolciumi che il banchetto finale del Purim non fa mai mancare, si compì una festa non solo ebraica, ma di tutti i siciliani, specie del popolo, dei poveri, come nella tradizione biblica si tramanda, laddove cadono dal trono i potenti e si esaltano gli umili. Tutti i buoni e i giusti, in libertà eguaglianza e fratellanza, sanno e condividono. Nella Luce.
Abbiamo avuto l’onore di essere invitati alla suggestiva e partecipata cerimonia, nei locali ricostruiti dal Rabbino, in via Italia a Siracusa. Nella memoria, echi dell’atto unico che un filosofo meridionale e libero pensatore, Giovanni Bovio, vergava nel XIX secolo, il dramma “Cristo alla festa di Purim”; eravamo consci della importanza dell’evento, ma ci ha colpito la valenza fraterna, autentica, di ricerca storica e polisemica e pluralista del Purim siracusano. Come è stato spiegato nel corso della festa, prima della lettura della meghillà -serbata in un rotolo-, ovvero la storia della salvezza, la genesi del Purim siculo fu in auge dopo la diaspora, allorchè la particolare ricorrenza veniva celebrata dagli ebrei rifugiatisi a Salonicco e Giannina, in terra ottomana; e se valenti studiosi all’inizio del XX secolo hanno riconosciuto la importanza della meghillà siracusana nella ricerca filologica del Purim siculo-ebraico, è altresì merito del Rav Di Mauro e della Comunità tutta (lode agli attenti collaboratori del Rav, a iniziare dal giovane Gabriele Spagna), aver riportato a’ fasti dei secoli passati la lettura della storia in cui un traditore convertito, cerca invano di mettersi in luce col sovrano a Siracusa ai danni del suoi popolo: però l’inganno viene scoperto e lui doverosamente punito. Il nome di costui è esecrato attraverso dei suoni sincroni provocati da particolari strumenti che agitammo, a mo’ di segnacolo esecrabile. Tale segno non è lontano da altri che in alcune cerimonie documentano passaggi sacri di iniziazioni e rinascite.
Il Purim di Siracusa del 2014, festeggiato dal 2011, oltre alla numerosa comunità ebraica intervenuta in sinagoga, ha veduto il riconoscimento del Comune aretuseo, con l’Assessore Giansiracusa che in tale sede ha portato l’impegno dell’amministrazione nel voler rendere disponibile apposito terreno per la costruzione di una nuova Sinagoga: sottolineando altresì che, se in Comune si discute per la realizzazione di una Moschea, a maggior ragione gli Ebrei di Sicilia, da duemila anni legati alla terra dalle tre punte, han diritto al riconoscimento pubblico. Intervennero pure rappresentanti degli Evangelisti e dei Cavalieri di Pitia, e il neurologo professor Vecchio precisò l’importanza del perseguimento della Pace universale, contro ogni fanatismo da qualunque parte provenga. Ciò che colpisce e meraviglia, a noi fautori di internazionalismo nonchè di sicilianismo, non è tanto l’aver udito tante lingue invocanti una sola sacralità, l’ebraico, il greco di Ioannina magistralmente letto in una lirica dall’appositamente intervenuto professor Guzzetta dell’Università di Catania, ma è anche la realtà incontrovertibile che per gli ebrei della Sinagoga siracusana la cultura e la lingua siciliana sono patrimonio della loro stirpe e contestualmente comune a tutti i popoli dell’Isola del Sole.
Quando il Rabbino Di Mauro ha rammentato che nel 1400 gli Ebrei siciliani parlavano, e scrivevano, la lingua sicula, oggi sovente e erroneamente declassata a dialetto, e i partecipanti intonavano con intensità “Vitti na crozza” e “la Pampina di l’aliva” nonchè la storia del Purim letta in siciliano moderno, noi pensavamo che tutti a quel tempo, dal Re all’ultimo scrivano, usavano il siciliano nei documenti diplomatici (persino la cancelleria vaticana rispondeva in siculo ai Vicerè), nonchè riflettevamo su quanta ignoranza v’è nella storiografia ufficiale, cristiana o laica che dir si voglia e maggioritaria, delle identità siciliane, le quali codesta piccola ma coesa e integrata comunità fa proprie, esalta e valorizza. Per queste ed altre importanti ragioni, non ultimo il fatto che la Sinagoga e il centro Sefardico Siciliano di Siracusa organizzano corsi di lingua e cultura ebraica (siti:centrosefardicosiciliano, e Sicilia ebraica), non si può che rendere grazie all’altissimo Adonai, che ha permesso alle luci della menorah di risplendere, come fu sin da ere primeve, in terra di Sicilia, dopo secoli di oblio. Non dimentichiamo che i sovrani Normanni furono maestri di tolleranza dopo la riconquista, e quando, per l’economia -come da noi ricordato nel volume “Progetto Sicilia”- si verificava l’espulsione degli ebrei dall’isola, la circolazione monetaria ed i commerci ebbero una contrazione vistosa e difficilmente rimediabile.
“Muoviti, favella, a raccontare e prodigi a professare: i Siciliani a ridestare; con vino falli ubriacare! Mangiate e bevete Siciliani! Che ciascuno faccia festa! Meraviglie fa il Dio nostro, Con gli Yehudim le compie… Gloria grande al Dio Signore che ai Giudei ha fatto grazia! Che ci invii Elia il profeta per il giorno Grande e Terribile”: con queste parole e il rituale Shalom, suggellato dai gustosi dolciumi che il banchetto finale del Purim non fa mai mancare, si compì una festa non solo ebraica, ma di tutti i siciliani, specie del popolo, dei poveri, come nella tradizione biblica si tramanda, laddove cadono dal trono i potenti e si esaltano gli umili. Tutti i buoni e i giusti, in libertà eguaglianza e fratellanza, sanno e condividono. Nella Luce.
http://www.linksicilia.it/2014/01/tradizione-ebraica-e-identita-siciliana-nel-purim-di-siracusa-celebrato-nella-sinagoga-aretusea/
Articolo uscito su "La Sicilia" giorno 8 gennaio 2014
La
Sinagoga di Siracusa
accensione della Canucchia in Ortigia Siracusa dopo 521 anni.
The Synagogue of Siracusa after 521 years the Hanukah lighting in Ortigia.
2013-5774
accensione della Canucchia in Ortigia Siracusa dopo 521 anni.
The Synagogue of Siracusa after 521 years the Hanukah lighting in Ortigia.
2013-5774
Kag sameach
a tutti gli ebrei per la festa di
Hanukkah. E’ un evento questo molto importante che ricorda la prima
guerra che sia stata mai combattuta per la riconquista della libertà religiosa
e commemora la ridedicazione del Tempio di Gerusalemme da parte di Judah il
Maccabeo nell’anniversario del terzo
anno dalla dissacrazione del secondo Tempio ad opera di Antiochus Epiphanes.
LA BATTAGLIA
PER LA LIBERTA’ RELIGIOSA non è ancora
vinta fino a tanto che esiste discriminazione e imposizione religiosa in questo mondo. A mio avviso la vera pace
sulla terra si avrà solo quando finiranno le lotte egemoniche di Religione e tutte le famiglie della terra saranno
benedette a mezzo della stirpe di
Avraham.
Da dove
cominciare? Cominciamo da noi stessi: siamo veramente liberi in coscienza di
esercitare la nostra professione di Fede senza coercizioni esterne?
Il mio piu’
fervido augurio a tutti voi ebrei e non
è che troviate la via maestra che
appaghi la vostra spiritualità e la vostra devozione senza limitazioni di coscienza e di acume
intellettuale.
Shalom dal Rav Di Mauro
Israel attacks Council of Europe move to restrict male circumcision
JERUSALEM (Reuters) - Israel on Friday accused a leading European human rights body of fostering hatred and racism in calling for the circumcision of boys on religious grounds to be monitored more closely.
The 47-nation Council of Europe adopted a non-binding resolution this week that urged a public debate on "non-medically justified operations and interventions" on children.
The report highlighted female genital mutilation but also referred to ritual male circumcision and other practices.
Israel said the Council should immediately rescind the resolution, which only a third of the 318-member body voted on and 78 supported.
"Any comparison of (male circumcision) to the reprehensible and barbaric practice of female genital mutilation is either appalling ignorance, at best, or defamation and anti-religious hatred, at worst," the Israeli Foreign Ministry said.
It said circumcision of male children was "an ancient religious tradition" in Judaism and Islam and among some Christian groups, and was medically beneficial.
The resolution cast "a moral stain on the Council of Europe, and fosters hate and racist trends in Europe."
The document cited research supporting the medical benefits of male circumcision, but its main advocate, rapporteur Marlene Rupprecht from Germany, said she backed opposing medical opinion, which she quoted in the notes to the resolution.
Member states should therefore consider the impact of non-medical interventions in light of the child's best interests in order to define lines of action, the resolution said.
Countries should also define the medical and other conditions to be ensured for certain religious practices "such as the non-medically justified circumcision of young boys".
The Council promotes democracy and human rights in Europe but does not make laws and has little power to enforce its recommendations.
In December, Germany enacted a law to protect the right to circumcise infant boys in a show of support for Muslims and Jews who had been angered by a local court ban on the practice earlier last year.
Female genital mutilation - the partial or total removal of external female genitalia - is carried out for religious and cultural reasons in 28 African nations and parts of the Middle East and Asia.
(Writing by Ori Lewis; Editing by John Stonestreet)
Domenica 29 Settembre 2013
in Via Italia n.88-
Siracusa
LA
COMUNITA EBRAICA DI SIRACUSA
IN OCCASIONE DELLA GIORNATA EUROPEA
DELLA CULTURE EBRAICA
APRE AL
PUBBLICO
PER VISITARE I LOCALI DELLA SINAGOGA IN VIA
ITALIA N.88
INCONTRO
CONFERENZA ore 10:00
Con la
presenza
Di illustri
docenti universitari
Prof.Dot. Ignazio Vecchio- Prof.Angelo Gentile
IL Rabbino Capo S.I Di Mauro
La giudecca a
Nicosia prima del 1492.
A Nicosia (EN, da
“Nike”, ovvero “vittoria”) si sono scoperte tracce di architettura ebraica
medievale. Questa
città, nata tra i monti Nebrodi e le Madonie, fu un'antica fortezza
bizantina. Essa è
onusta di storia ed eredita un tipico singolare dialetto gallo-italico.
Analogamente i
cognomi autoctoni sono impregnati di cotale storia. Essa è una città pia ed
è stata eretta ad
episcopato nel 1812.
I manufatti specifici di un insediamento ebreo si rinvegono nell'aggregato di origine grecobizzantino nel cuore della Sicilia. Lo status di comunità ebraica è costituito dal Mikweh,
ovvero dai ruderi del bagno rituale.
Le regole degli ebrei sono tassative riguardo alla ritualità. Una
grande autorimessa occupa
oggi la zona di Via S. Agrippina, dov'era la giudecca di Nicosia.
Introduce un locale
rettangolare orientato sudovest-nordest. Un'esedra seguita da una
volta e un arco a sesto
acuto sorretto da piedritti con mensole in pietra conducono ad una
porta riquadrata che
apre su di una cisterna di quasi un metro cubo di acqua. La
cisterna, ricavata nel
terrapieno, è a ridosso della parete presso l'esedra. Un foro a
muro evidenzia il corso
dell'acqua che sgorgava nella cisterna a Mikweh, secondo rituale.
Un altro vano confinava
con il versante est e si ritiene che ivi fosse la nuova Sinagoga,
autorizzata nel 1431. Nel
1492, invece, i reali di Spagna con Ferdinando II vicerè di
Sicilia, in clima di piena
inquisizione, decretarono l'espulsione degli Ebrei e si ipotizza
che l'edificio fu riadattato a
chiesetta, dedicata a Sant'Agrippina, come indica l'attuale
toponomastica.
Rivalità religiose e civili tra i due quartieri dei mariani
(vecchia nobiltà, chiesa di rito greco)
e dei nicoleti (nobiltà in ascesa di rito latino), non turbavano
la minoranza ebrea. Nei secoli
XIV e XV l'insediamento della comunità ebraica, presente sin dal
trecento, a Nicosia aveva
caratterizzato ed influenzato una ripartizione della struttura
sociale che si conservò anche
dopo il loro allontanamento. Alcuni di loro, obbligati a
convertirsi al cattolicesimo, rimasero
in loco poichè avevano contribuito ad edificare una economia
florida, grazie alla quale
avevano prestato nel 1415 ben trenta onze alla monarchia. Avevano,
inoltre, alimentato
una caratteristica stratificazione di ceti sociali: cavalieri,
giuristi, mercanti, artigiani e
contribuito a costituire una casta di ventiquattro baroni,
parecchi nobili in rapporto alla
estenzione del territorio. Alla metà del quattrocento i residenti
ebrei erano circa
ottocentottanta, un sesto degli abitanti di Nicosia ed il 2,2% di
tutta la Sicilia, all'epoca
dell'espulsione. Il calcolo, compiuto dallo studioso Henry Bresc,
si basò sull'ammontare
delle collette versate alla corona. La giudecca di Nicosia fu
obbligata a versare, perchè
florida, ventidue onze mentre quella di Siracusa, tanto più
numerosa (37.000 anime
nel 400), versava cinquanta onze e due tarì.
Gli ebrei erano attivi nel commercio, i cristiani, in maggioranza,
si occupavano di
pastorizia. Tra la fine del trecento e la metà del quattrocento
alcune famiglie ebree, gli
Akim, i Cassuni e gli Zikri, avevano frequenti cospicui scambi
commerciali con i
palermitani, collegati con i mercati toscani. Il commercio al
dettaglio e all'ingrosso di tessuti
pregiati era florido mentre attività non minori esercitavano i
conciatori di pelli, i pellettieri e
anche i calzolai. Meno diffuse erano le professioni ma alcuni si
occupavano di medicina.
Noto tra questi nel 1357 fu l'ebreo maestro Beniamino Cassone di
Nicosia che si abilitò
per l'esercizio della medicina. Nel 1376 esercitò la medicina
l'ebreo Salamone mentre nel
1414 Manuele da Nicosia fu prosciolto dall'accusa di esercizio
abusivo di professione
medica.
Certo Aron Cassuni era il rabbino di Nicosia, circa alla metà del
quattrocento, e si
occupava anche di amministrare il culto ai fedeli dei paesi
vicini.
Per l'ebreo tra alimentazione e spiritualità il rapporto è
strettissimo. La macelleria kasher
per gli ebrei nicosiani era gestita da Giovannello de Arena di
Caltagirone il quale
osservava i divieti previsti in ben tre passi dalla Torah e cioè:
– la distinzione tra animali
permessi e proibiti, – la macellazione rituale degli animali
permessi, – il divieto di
consumare il sangue: segno del patto tra Dio e Israele e segreto
della vita, quindi
patrimonio esclusivo del Creatore, – il divieto di consumare
alcune parti di grasso, – il
divieto di mangiare il nervo sciatico, – il divieto di cibarsi di
parti tratte da animali vivi, – il
divieto di mangiare un animale permesso qualora presenti malattie
o difetti fisici, – il
divieto di mescolare carne e latticini nello stesso pasto.
Riguardo ai cibi, infatti, le regole
provengono dal Pentateuco (A.T.: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri,
Deuteronomio) e dalle
prescriizioni giuridiche, religiose e ritualistiche del Talmud
(III-V sec. d.C.). Queste
contengono la dottrina giudaica post-biblica in forma di sentenze
fondamentali e di
interpretazioni e ampliamento delle stesse. Mani ebraiche, per
esempio, cagliavano
mediante coagulanti vegetali il formaggio. Il vino con uva pigiata
sempre da ebrei era
conservato in cantine e non era permesso che i cristiani
collaborassero.
Nel XV sec. gli ebrei nicosiani eleggevano autonomamente
rappresentanti politici e si
organizzavano come le altre comunità dell'isola. Il potere
centrale era gestito dai vicerè
Lop Ximen Durrea (1456) e Giovanni de Moncayo (1460). Essi
nominarono
rispettivamente Andrea de la Via, governatore della Giudecca e poi
Giovanni de Calì
capitano della etnia ebrea con lo scopo, non tanto nascosto, di
controllare quella comunità
consistente e ricca. Nonostante il ruolo della giudecca non fosse
trascurabile, gli aspetti
sociali ed economici restano scarsi di documentazione.
Curiosità di cronaca. Nel 1444 è segnalata l'ammazzatina, per mano
di mastru Giovanni lu
Blascunaru, dell'ebreo Glauco. Il reo fu condannato a vita ma il
visconte di Gagliano
ridusse significativamente la pena a due anni. Nel 1457 la municipalità
proibì alle levatrici
cristiane di assistere le partorienti ebree, senza fornire
motivazioni. Mancano notizie di
attività finanziarie rivolte all'usura che altrove, anche in
Sicilia e in particolare a Randazzo
(v. Henry Bresc), erano cagione di malintesi con ebrei.
L'11 settembre del 1492 fu una data nefasta specialmente per gli
ebrei indigenti che, in
seguito all'editto d'espulsione perpetua dei reali di Spagna,
dovettero consegnare i loro
beni, già inventariati e fuggire oltre i confini dell'impero. Gli
ebrei benestanti e ben inseriti
socialmente nel territorio nicosiano, come altrove, preferirono
convertirsi al cristianesimo e
godere dei benefici che si erano conquistati. Alcuni ebrei,
sebbene si fossero convertiti,
restarono fedeli alla legge mosaica. I loro dati sono stati
rilevati con scrupolo da Francesco
Renda.
Ferdinando d'Aragona nel 1474, sotto papa Sisto IV, aveva
istituito il Tribunale del
Sant'Uffizio. Alcune decisioni sono documentate. Nel 1521 il
merciaio Sigismondo di
Geraci, accusato di eresia fuggì e, sette anni dopo, Giovanni
Muzzicato, pure merciaio,
subì la stessa accusa. Ai contumaci una sentenza cosiddeta “in
statua” consentì di
confiscare i loro beni. Stessa sorte toccò a Pedro de Angrida e
moglie anche se, caso
raro, Pedro viene successivamente indicato come marrano affiliato
all'inquisizione. Le
ricerche ovviamente non si esauriscono in queste brevi note e
necessitano di ulteriori
approfondimenti.
Angelo Benedetto Gentil
MEDICINA E
CHIRURGIA EBRAICA A CATANIA
PRIMA DEL 1492
JEWISH MEDICINE AND SURGERY IN CATANIA BEFORE 1492.
Ignazio Vecchio° , Cristina
Tornali°, Stefano Di
Mauro°°
° Dipartimento di Scienze Mediche
e Pediatriche.
Università di Catania, Azienda Policlinico Vittorio Emanuele
Via Santa Sofia 78, 95125, Catania
°° Centro Sefardico
Siciliano, Sinagoga di
Siracusa.
Sommario
La comunita’
ebraica siciliana, presente
nell’isola per oltre
15 secoli, ha
espresso una tradizione
medica autorevole che annovera anche il primato
di Virdimura, donna
ebrea, medico a
Catania, nel 1376,
per decreto del
re di Sicilia.
La citta’
etnea vanta, inoltre,
grazie agli ebrei, una
lunga tradizione medica
durata per secoli,
che ha contribuito
a rendere l’isola
prospera e famosa
nel Mediterraneo fino
al 1492, anno
dell’espulsione degli ebrei dalla
Sicilia, per ordine del
re spagnolo Ferdinando II.
Summay
The community Jewish Sicilian present on the
island for more than 15 centuries,
has expressed an authoritative medical tradition that also includes the
primacy of Virdimura, a Jewish woman, a doctor in Catania, in 1376, by
decree of the king of Sicily.
Catania has also thanks to the Jews, a long medical tradition lasted for centuries, which has helped make the island prosperous and famous in the Mediterranean until 1492, the year of the expulsion of the Jews from Sicily, by order of the Spanish King Ferdinand II .
Catania has also thanks to the Jews, a long medical tradition lasted for centuries, which has helped make the island prosperous and famous in the Mediterranean until 1492, the year of the expulsion of the Jews from Sicily, by order of the Spanish King Ferdinand II .
La presenza
degli Ebrei in Sicilia durata circa
15 secoli, dall’epoca romana al 1492, (1,2,12,15,19) e’
documenta sicuramente da Gregorio Magno (540-604 d. C.),all’inizio del Medioevo,(13,14,19)nelle
sue
“Epistole”, alcune delle quali descrivono gli Ebrei
della Sicilia, le loro attività
economiche e sociali e la
loro religiosita’.
I documenti della Geniza
del Cairo,(15,16,18,21) ritrovati alla
fine del XIX
secolo, contengono dati
sugli ebrei del bacino
mediterraneo medioevale, con
riferimenti, anche agli ebrei della Sicilia.
I documenti della Geniza testimoniano
anche, il passaggio dal dominio
musulmano a quello normanno nell’XI secolo.(15,16).
Numerose sono le informazioni relative alla
presenza degli ebrei
in Sicilia, nel
periodo normanno- svevo.(3,15,17).
Sotto il
regno di Federico II agli ebrei, furono concessi privilegi che
aumentarono, in seguito, nel periodo aragonese.(1,3,15).
I documenti che
testimoniano la presenza ebraica
in Sicilia, nel solo periodo aragonese, (3) sono più
numerosi di quelli relativi ad
altri periodi precedenti.
Gli Ebrei di
Sicilia furono assorbiti, dopo il 1492, anno della
loro cacciata dall’isola, dalle altre comunità ebraiche del
Mediterraneo.(18,19,20,22).
E’ certo, comunque, che
l’arrivo di ebrei in Sicilia,
risale agli anni della
distruzione del tempio e della
“diaspora”, nel
70 d.C.
Al momento della espulsione del
1492, la comunita’
ebraica di Sicilia
era composta da
circa 40 mila
abitanti. (4).
Nel 1492, in Sicilia erano
presenti circa cinquanta
giudecche, quartieri ebraici all’interno
delle varie comunità cristiane,veri e propri enti amministrativi
autonomi. (1, 12,17).
La popolazione ebraica di Sicilia costituiva, nel 1492, circa il 5% della popolazione, con 20.000
dei 45.000 mila circa ebrei,
presenti in sei città:
Palermo, Messina, Catania,
Siracusa, Agrigento e Trapani. (4,5,12,15).
A
Catania la presenza
ebraica è documentata
sin dal III-IV
secolo dopo Cristo. (23).
Gli ebrei erano
obbligati ad esibire sugli
abiti un segno
distintivo costituito per gli
uomini, dalla “rotella”,
per le donne
dalla “rindella”.(23)
Essi inoltre
dovevano pagare una
particolare tassa personale
aggiuntiva detta “gizia”.(23)
La comunita’
ebraica catanese, discriminata
nei secoli rispetto
alla cristiana, sviluppo’
presto uno spirito unitario,
che contribui’ a
renderla “specifica” rispetto
alle comunita’ cristiane
ed islamiche.
All’interno della
citta’ di Catania,
sia nell’area nord
occidentale che in
quella sud orientale,
la presenza ebraica
si affermo’ al
punto che quartieri
importanti della citta’
etnea presero il
nome di “Judecca
suprana” e “Judecca
suttana”, e la
comunita’ giudea pote’
costruire sinagoghe, dotarsi
di cimitero ebraico,
fuori le mura
cittadine, dotarsi di
un proprio “macello”
per la lavorazione
delle carni in
base ai dettami
del Talmud e
alla legge mosaica.(23).
La citta’
di Catania, grazie
agli ebrei, sviluppo,
nel medioevo, una
fiorente attivita’ di
produzione della seta.
Insieme alle
varie attivita’ commerciali,
di credito e
di artigianato, gli
ebrei catanesi furono
bravi in varie
attivita’ professionali, fra le quali
quella medica li
rese famosi e
rispettati e cio’
venne testimoniato fra
i tanti da Josef
Abanasia, primo “Dienchelele” ossia il giudice supremo di tutti gli ebrei di
Sicilia, per volere di re Alfonso. (22).
Il secondo Dienchelele di Sicilia fu il
Bonavoglia, altro Dienchelele di Sicilia
fu Brachano
de Xacta .
Tra il 1362 e il 1492, circa 170 ebrei riuscirono ad esercitare la professione
medica in Sicilia, numerosi
dei quali a
Catania, dove alcuni
riuscirono a diventare persino docenti
del neonato ateneo catanese.(22,23).
Molti medici
ebrei siciliani ebbero
modo di farsi
apprezzare, in caso
di necessita’, anche
dalla comunita’ cristiana
catanese.
Ricordiamo fra
i tanti Giovannuccio
de Ripa, medico
anche del re
Federico IV , nel
1361, Enrico Campixano
(1424), ed Antonio
De Alexandro che , nel
1423 , rappresento’ la
citta’ di Catania,
quale suo ambasciatore,
alla corte del
re Alfonso D’Aragona.
Famoso all’epoca (1374) fu
anche Roberto Bonfiglio,
medico ebreo, appartenente
ad una rinomata
e famosa famiglia
ebrea catanese.
Famosi furono
anche gli Juveni
che alla fine
del XV secolo
espressero anche tre
docenti universitari, chirurghi.
I
“ Magistri fisici”
autorizzati ad esercitare
a Catania e
nel resto del
regno di Sicilia
furono, nel periodo
compreso fra il
1364 ed il
1492, Salomone da
Catania, Leone Masano,
Gaudio Muxano, Vitale
Aurifici e tanti
altri che si
desumono dai preziosi
documenti dell’epoca, rinvenuti
grazie al contributo
di studiosi quali
il Di Giovanni
ed i fratelli
Lagumina.(3,4)
Da questi documenti si risale
anche ai nomi dei protomedici esaminatori quali Antonio e Pietro D’alessandro,
Enrico De Terrana e De Lo Mendula.
(3,4, 22, 23).
Un Aronne De Sacerdotu, nel 1448,
venne autorizzato anche alla preparazione di medicamenti ( licenza
prima mai concessa ad ebrei).
Un certo maestro Vita Susan, in
Catania, per l’opera prestata ai poveri
della città etnea, fu
esonerato dal pagamento dei locali
tributi (1457).
Una nota particolare spetta
a Virdimura, donna ebrea catanese, moglie di Pasquale de
Medico, che chiese
ed ottenne, nel 1376, dai medici del regno di Sicilia, l’abilitazione ufficiale ad espletare ruolo ed arte medica in tutto il regno di Sicilia,
soprattutto in favore dei poveri
e dei disabili. (6,7).
Grazie a
Virdimura la citta’
di Catania ha
il primato storico
di avere espresso
la prima donna
medico abilitata per
legge ad esercitare
la professione medica nell’isola.
Anche a Bella di Pajia fu
permesso l’esercizio dell’arte
medica e chirurgica in Sicilia, grazie
all’intervento della regina aragonese
Bianca (1414).
Dopo secoli di prestigio in campo medico, per gli ebrei di Sicilia privilegi e fama
cessarono del tutto
dopo l’editto di re Ferdinando di Castiglia che espulse dal
regno di Spagna e di Sicilia
tutti i membri della
comunita’ ebraica fra i quali
molti medici, rabbini, artigiani, ricchi e poveri, famosi ed umili,
tutti gli ebrei di Sicilia furono costretti, da Palermo
(1492), a lasciare
definitivamente la Sicilia che,
da allora, si impoverì
di cultura,
tradizione medica e
benessere.(5,8,15).
In riferimento alla città di
Catania, si può affermare che in essa, la presenza ebraica aveva consentito
lo sviluppo di
molte attivita’ economiche
contribuendo allo sviluppo
e alla crescita
della citta’. (9,10,11).
Gli ebrei, comunque, non patirono
mai eccessi discriminatori da parte del
resto della popolazione catanese, e riuscirono
a dedicarsi all’artigianato, al commercio e alle
attività economiche di credito.
La Sicilia, dal tredicesimo
secolo divenne, grazie anche
agli ebrei dell’isola,
in riferimento alla categoria medica, un’isola sede di affermata scuola medica,
anche prima della nascita
dell’Ateneo Catanese, nel 1434.
Furono, allora, gli ebrei coloro
che supplirono in maniera eccelsa, in Sicilia, alla carenza di medici.
Quando fu istituita l’università
di Catania, nel 1434, l’accesso per gli ebrei, fu più difficoltoso, per le tasse molto più elevate, imposte nei loro confronti.
Ai medici ebrei
era concesso il
titolo di “Magister”,
ai medici cristiani
il titolo di
“doctor”.(22, 23).
Il
riconosciuto merito degli
ebrei nelle arti
mediche, costringeva molti
cristiani , anche a
Catania, ad un
vero “apprendistato” presso
gli studi degli ebrei medici.
Fra i cosiddetti
“chirurgici” ebrei meritano
di essere ricordati
: (3,23).
Yoseph de Crixio
di Brachono (1422),
Gaudio de Girachio
(1475), Aharon di
Lu Presti (1429), membro
di una conosciuta
famiglia ebrea di
medici.
Un’ altra famiglia
di medici ebrei,
nel XV secolo,
gli Xusen (Vita,
Bulfarachio e Joseph),
originari del paese
etneo di Mineo,
trasferitisi a Catania,
divennero apprezzati e
famosi , ed uno di
loro, Joseph, si
distinse per l’opera
prestata, gratuitamente, presso
i poveri di
Catania.
Prima del 1492,
quindi, in Sicilia ed
a Catania c’è
stata, per lungo
tempo, una tradizione di tipo medico e chirurgico, grazie
all’opera degli ebrei,
di cui ne
beneficiarono regnanti, nobili,
ecclesiastici, umili
ed indifesi. (22).
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S. Di Mauro,
C. Tornali, L. Rampello
Jr, M. Migliore, L. Rampello,
GS Rigo, P. Castellino : Jewish medicine and surgery in Sicily before 1492. Acta Medica Mediterranea, 2012, 28: 77-82.
23 - Medici e
Medicina a Catania:
dal quattrocento ai
primi del novecento.
Maimone editore,
Catania, 2001.
PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI CARMELO ZAFFORA 23 MAGGIO 2013
Domenica 19 Maggo 2013
Al centro il Sindaco Russo,alla sinistra l'assessore Giovanni Torrisi.A destra la presidente Nellina Ardizzone Lutri
I premiati
Il gruppo musicale dei ragazzi del liceo classico
TEREZIN
CASO MURMELSTEIN:
TORNA IN LIBRERIA “TEREZIN, IL GHETTO MODELLO DI EICHMANN”.
Nella nuova edizione, che esce contemporaneamente al film
di Lanzmann, il lungo memoriale di Wolf Murmelstein, figlio di Benjamin che ricorda
le sofferenze del padre negli anni della Shoah, ma anche in quelli successivi:
senza risparmiare critiche all’interno della comunità ebraica
Insieme al film documentario di Claude Lanzmann “L'ultimo
degli ingiusti”, presentato a Cannes e centrato su un'intervista a Benjamin
Murmelstein, che aveva guidato sino alla Liberazione il “'ghetto modello” di
Terezin nell'ex Cecoslovacchia , e che fu l'unico “Jewish elder” (definizione
nazista) sopravvissuto, sta arrivando in libreria,
con i tipi dell’Editrice La Scuola, una nuova edizione del volume in cui
Benjamin offre la sua testimonianza: “Terezin, il ghetto modello di Eichmann”, descrivendo
la realtà voluta da Eichmann nel '41 per ingannare il mondo e gli stessi ebrei.
Degli oltre 140.000 internati dai nazisti nella città fortezza (nell’attuale
Repubblica Ceca) solo 17.247 ebrei sopravvissero
agli stenti, alle malattie e alla deportazione verso Auschwitz. Benjamin Murmelstein
si trovò -in quelle circostanze terribili ed
eccezionali – a svolgere un ruolo importante
nella gestione della comunità dei prigionieri
e fu, per questo, oggetto di campagne
denigratorie e di accuse di collaborazionismo. Nel suo libro, documento di
grande rilievo storico, c’è l’opera di un “testimone mai sentito” convinto che
l’essere sopravvissuto debba tradursi in un contributo utile per la difesa
dell’umanità. <<Può anche darsi che, fra tutti i condannati a
“sapere”, io solo non sia stato liquidato per una di quelle assurde circostanze
verificatesi spesso a Terezin. Invece se la vita risparmiata ha una ragion
d’essere… questa è la storia del ghetto di Terezin>>, si legge nell’
opera che presenta una lunga nuova postfazione di Wolf Murmelstein, figlio di
Benjamin. E’ lui a raccontare le lunghe sofferenze del padre negli anni della
Shoah, ma pure – e sarà elemento di polemica- in quelli successivi. <<….L’allora
Rabbino Capo di Roma, Elio Toaff, che nel 1983 aveva negato l’iscrizione in
Comunità, nel 1989 gli vietò la sepoltura nella tomba della moglie. Il sepolcro
di un Rabbino che in quegli anni era stato con la sua comunità doveva infatti
rimanere “alla siepe” , al limite del nuovo Cimitero Flaminio>>,
afferma Wolf in queste pagine. E aggiunge: <<Chi scrive fu mortificato
col rifiuto di recitare in sinagoga la preghiera in ricordo del Padre perché
avesse “parte del mondo futuro”. Solo dopo varie pressioni, in sede di Consulta
Rabbinica Italiana, Elio Toaff “motivò” le proprie decisioni con generiche
“informazioni negative”. Il desiderio di Benjamin Murmelstein di riposare
accanto alla sua consorte, che per quarant’anni condivise con lui ansie e
umiliazioni, non è stato rispettato>>. Il volume e la
postfazione riaccendono l’attenzione su una lacuna
nella narrazione della storia della Shoah , ma anche su una vicenda da tempo
in attesa di definitivi chiarimenti.
Richieste del volume per recensione o di interviste con Wolf Murmelstein
vanno indirizzate a:
uff-stampa@lascuola.it
030-2993219
Yom Yerushalayim
Quest’anno
l’otto di maggio ,il ventottesimo del mese di Iyar cade la festa di Gerusalemme in ricorrenza della avvenuta
riunificazione di est e ovest della
citta’ santa avvenuta nel giugno 1967 durante
la guerra dei sei giorni che segno’ la sconfitta delle armate arabe tese alla
distruzione del popolo ebraico in Ysraele.
E’ stata
un’altra vittoria dell’Altissimo che ha evitato un altro holocausto. Quando
l’umanita’ cessera’ di odiare e quando sara’ possibile una convivenza tra tutti
i popoli?
QUESTO VUOLE
ESSERE UN MESSAGGIO DI PACE PER TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’.
TESTIMONIALE E COMMENTI
La sinagoga di Siracusa, si risveglia da un letargo di circa 510 anni.
È un evento storico.
Il soffio della parola del Rabbino Stefano Di Mauro **Isaac Ben Avraham** sa trasmettere serenità e pace e richiama gente attorno a sé. Egli ridona vigore e raduna i fedeli ebrei, che via via si fanno numerosi. Così le iniziative si susseguono febbrili. Attorno alla nuova sinagoga, approntata in economia, nasce una fucina di opere e con esse sorge il Centro sefardico siciliano con sede a Catania e con la collaborazione dei professori Ignazio Vecchio, Cristina Tornali ed altri. Si inaugurano i corsi di lingua ebraica, le lezioni sulla Torà, sulle relative norme comportamentali e tradizioni ebraiche. La cultura siciliana che, fra le prime, accolse gli ebrei della diaspora, rivive il comune cammino e si ricollega e consolida accanto a quella ebraica. Infine, è stato istituito il Libro della Pace che raccoglie le adesioni degli uomini di buona volontà,
da Angelo Benedetto Gentile
No all'ignoranza spirituale.
Tre grandi esperienze hanno rivoluzionato gli ultimi decenni procedendo dall'agricoltura all'industria, dall'artigianato alla tecnologia, dall'osservazione empirica alla individuazione e delimitazione del problema, alla formulazione e conseguenza dell'ipotesi, alla verifica scientifica, le nuove conoscenze hanno generato potenzialità inimmaginabili. Dovremmo poter controllare ciò che creiamo e di cui disponiamo ma taluni dei nuovi mostri generati non sono del tutto domabili, alcuni effetti non sappiamo prevederli perchè il punto di non ritorno è più vicino di quello che possiamo ipotizzare.
Siffatte conquiste hanno alienato l'umanità. La spiritualità che si nutre di meditazione, misericordia e preghiera, non curata, è collassata.
L'umanità è in piena crisi economica, politica e di identità, identità storico culturale ed identità religiosa. Un vuoto interiore permea l'individuo, prevale l'ignoranza spirituale, la bramosia, l'ottusità, lo sdegno. Questi effetti deleteri implicano sconsolazione, regresso, coinvolgimenti crescenti nella società perchè la vita spirituale si è ridotta fin quasi ad intorpidirsi.
Nel 1973 Erich Fromm, sociologo psicologo e scrittore, aveva descritto taluni aspetti degenerativi involutivi della società umana a dispetto dei progressi scientifici e tecnologici. Riprendere coscienza ed agire su di se stessi, quindi pensare in modo globale ma agire a livello locale, come usano dire gli ambientalisti. Infine riflettere in modo corretto ed agire di conseguenza.
È sufficiente un solo intelletto carismatico che detiene l'essenza spirituale e che indirizza all'arte di vivere per la rinascita spirituale nel mondo. Noi desideriamo fermamente questo tipo di progresso per il bene dell'uomo e per quello dell'umanità.
|
בס''ד
ישיבת התפוצות תורת ישראל )ע"ר( 580016509
DIASPORA YESHIVA TORAS YISRAEL
Mount Zion; P.O.B. 6426; Zip Code 91063 Jerusalem, Israel
Tel: (02) 671 - 6841 Fax: (02) 672 - 9493
E-mail: 6716841@gmail.com Website: www.diaspora.org.il
Rabbi Dr. Mordecai Goldstein, Dean and Rosh Yeshiva |
April
3, 2013
כ"ג ניסן תשע"ג
Dear Rav Dr. Di Mauro, Shlita
I would like to show my appreciation for the great work that you are
doing for the rebirth of the Jewish Community in Sicily afer more than 500
years – for helping the Anusim to come back home, for the rebuilding of a
Yeshiva and a Beit-Hakneset in Siracusa.
This is a historical first step that will enrich Sicily, Italy and
Judaism in general. Continue with the good work, and may H-shem bless tou and
your beautiful family.
Ki meTzion tze Torah uDvar H-shem meYerushalayim.
Shalom from Rabbi Avraham Goldstein,
Rabbi
Avraham Goldstein
Diaspora Yeshiva
|
בס''ד
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Rabbi Dr. Mordecai Goldstein, Dean and Rosh Yeshiva |
April
3, 2013
כ"ג ניסן תשע"ג
Dear Professor Vecchio,
This letter is in special recognition for you - Professor Ignazio
Vecchio, very much loved by all Sicilian Jewish Community and by the Diaspora
Yeshiva of Jerusalem, for your economic support, your organization and
promotion in opening your offices to Jewish Representation (U.R.E.) to the
Sicilian Jewish Community throught the opening if A.I.N. (associazione italiana
neurodisabili) offices in Catania, in Giardini Naxos, and in Fiume Freddo of
Sicily since 2010 and for your contribution to the fight against anti-semitism.
This gives you recognition that past wrongs can find compensation by the love
for the Jewish Heritage and religiosty reborn in Sicily after more than 500
years thanks to the Chief Rabbi of Sicily and the Sicilian Jewish Center and
Synagogue headed by Rav Professor S. Di Mauro Itzkach David.
Ki meTzion tze Torah uDvar H-shem meYerushalayim.
Blessings from Rabbi Avraham Goldstein,
Rabbi
Avraham Goldstein
Diaspora Yeshiva
Acta Medica Mediterranea, 2012, 28: 41
____________________________________________________
JEWISH SICILY AND MEDICINE BEFORE 1492
IGNAZIO VECCHIO*, Rav. Itzikach David S. DI MAURO**, CRISTINA TORNALI,* LUIGI RAMPELLO***, LIBORIO
RAMPELLO***, PIETRO
CASTELLINO*
*Department of Medical and
Pediatric Sciences, ** Sicilian Sephardic Center, Synagogue of Syracuse,
***“Gian Filippo Ingrassia!
Department,
Neuroscience Unit , Vittorio Emanuele “G. Rodolico! University Hospital,
University of Catania, Italy
[Sicilia ebraica e medicina ebraica prima
del 1492]
ABSTRACT
The Jewish population of Sicily was one of
those that may be called “a millenary Jewry”. This is our name for groups of
Jews
who lived in one of the “Diaspora”
countries for a thousand years or more. Jews had dwelt in Roman-Byzantine-Greek
Sicily for
many generations prior to the Arab
conquest. The evidence of a special relationship with Palestine, North Africa,
and especially
Egypt, can be seen in letters from the
Geniza Documents of Cairo.
The transitory period between Muslim and
Christian Norman rule in the 12th and 13th century, seems to reflect a special
influence
exerted by the Jews of Sicily and
developed during the Aragonese domination, in the 14th century. Jews had a significant
role
for the Mediterranean economy, but their
role was important in the practice of medicine, with an excellent reputation
until their
expulsion from Spain and Sicily, in 1492.
Key words: Middle Ages, Sicily, Medicine, Jews,
history of medicine
Received August 29, 2012; Accepted Septemper 19, 2012
__________________________________________________
The Jewish presence in Sicily lasted about
1500 years, from Roman times to 1492, the
year of
their expulsion from the island, after the
edict of
Ferdinand II, King of Spain(1,2,12).
Information on the
Jewish presence on the island, dating back
to
Roman times, is very scarce(10,12).
In the early Middle Ages, Gregory the
Great
(540-604 AD), with his “Epistles!, ten of
which
concern the Jews of Sicily, has allowed us
to draw
valuable information on the economic,
social and
religious life of Sicilian Jews(13,14,
19).
The period of Byzantine rule offers though
little
historical information about the Jews of
Sicily(12, 15,19).
The situation improves, instead, in the
Muslim period.
The Cairo “Geniza” is a place that has
considerable
Jewish documentary material mostly
regarding
the period between 1025 and 1266(15,
16,18,21).
The documents of the Geniza, found at the
end
of the nineteenth century, contain information
about
the Jews of the Mediterranean in medieval
times,
including references to the Jews of
Sicily, through
letters of Sicilian Jewish merchants to
the Jews of
Egypt and North Africa. The documents of
the
Geniza also reflected the passage from
Muslim rule
to Norman rule in the eleventh
century(15,16).
There is a wealth of information contained
in
codes, legal texts and chronicles relating
to the
Jewish presence in Sicily, in the
Norman-Swabian
period (and, under Frederick II, there are
many
accounts on the Jews in the economic,
legal, and
religious fields, and on the privileges
gained by the
Jews in Sicily, which increased further in
the
Aragonese period(1,3,15).
The documents that testify to the presence
of
Jews in Sicily, the Aragonese period
alone(3) are
more numerous than those for the entire
period
from Roman times up to the Aragonese age,
and are
of Christian governmental origin or of a
notarial
nature. The documentation on Sicilian Jews
in the
same period is lacking, as in 1492, Jews
were not
allowed any time to save the archives of
their communities
prior to their expulsion from Sicily.
The Jews of Sicily were absorbed, after
1492,
almost entirely, by other Jewish
communities in the
Mediterranean and their traditions have
been largely
lost after a few generations(20).
42
I. Vecchio, S. Di Mauro et Al
_________________________________________________
The demographics of the Jews in Sicily in
ancient times and in the Middle Ages,
before the
Aragonese age, has never been reliably
documented,
even if for example we know that Rabbi
Benjamin of Tudela who journeyed from
Spain to
Sicily in 1170, testified to the presence
of two hundred
Jews in Messina and about fifteen hundred
Jews in Palermo(4).
The period that goes from 1300 to 1400
offers
more detailed demographic data(2,3). The
figure
reported by Di Giovanni(2), of one hundred
thousand
Jews is disputed by later historians, and
the figures
given by other scholars such as Ashtor(20)
range
between 20,000 and 48,000 Jews on the
island.
In describing the history of the Jews of
Sicily
before 1492, the first thing to be
emphasized is that
Jews were present on the island for over a
thousand
years. The second finding concerns the
historical
‘specificity’ of Sicilian Jews. Clearly,
the arrival of
the Jews in Sicily dates back to the
destruction of
the temple and the beginnings of the
“diaspora” in
70 AD(19). Without going into the merits
of the historical
analysis of the periods ranging from the
fall
of the Western Roman Empire in 476 AD to
1492,
Sicily witnessed the succession of imperial
Roman
and later Byzantine rule, Muslim
domination, the
Christian period, the Norman-Swabian
period,
Angevin rule, Aragonese rule, and Spanish
rule.
In these difficult historical periods, the
Jewish
population of Sicily, over ten or more
centuries,
was always different, in terms of
religious beliefs,
from the majority, while coexisting with
it.
The Jew of Sicily, not a wandering Jew,
but a
Sicilian Jew for a thousand or a thousand
and three
hundred years, was, as such, a servant of
the “Royal
Chamber”, an ambiguous status, which in
fact, in
15th-century Sicily, did not deprive Jews,
either as
individuals or as a community, of any
personal,
political or religious freedom(17,18).
Belonging to the “Royal Chamber” prevented
the assimilation of the Jewish population
into the
local population(1,2,3,4,5). At the time
of their expulsion
in 1492, the Jewish community of Sicily
was composed
of about 40 to 50 thousand
inhabitants(20).
In 1492, the Jewish population of Sicily
amounted to about 6300 “fires”,
calculating that
every fire consisted of 6 members. The
figure is
contained in a document dated June 9,
1492, in
which, the viceroy of Sicily, having to
affix the
royal seal on the door of every Jewish
home, whose
property was confiscated, ordered the printer
Andria De Bruya to print 6300 copies
(1.2,3,20).
The size of the Sicilian Jewish population
of
6300 fires, divided into about 52
communities, with
a population equal to 5% of the total
population of
the island, made the Sicilian Jewish
community the
most numerous, wealthiest and most
influential
among the Jewish communities of Western
Europe
and the entire Mediterranean area. It
should be
pointed out, from a historical
perspective, that
Sicilian Jewry was closer to Spain than to
Italy.
In 1492, there were about fifty ghettos in
Sicily(17). The ghettos were Jewish
neighborhoods
located within the various Christian
communities,
genuine self-governing bodies, endowed
with their
own legal status. The laws of the city
were
Christian laws, while the law of the
ghetto was
Mosaic law.
In fact and in law, the ghetto was an
independent
body within the Christian city that could
guarantee
the Jewish minority its autonomy, both
formal
and de facto, from the Christian majority,
with
regard to both legal and religious
affairs(12, 15,18).
The Jewish population of Sicily, as
already
pointed out, amounted to 5% of the
population in
1492, but unlike the Christian population,
which
was distributed in all parts of the
island, it favored
some specific places.
In fact, 20,000 of the approximately 45,
thousand
Jews, were present in six cities: Palermo,
Messina,
Catania, Syracuse, Agrigento and Trapani.
The Palermo ghetto had five thousand
inhabitants,
and just as many lived in the Syracuse
ghetto.
The Messina and Trapani ghettos had two
thousand five hundred inhabitants each,
and two
thousand lived in Agrigento and Catania.
Along the
coastal strip of
Trapani-Marsala-Mazara-Sciacca,
one-third of the resident population was
Jewish and
two-thirds Christian. The Jewish influence
on the
economic, social, political and cultural
life of
Sicily’s cities was significant,
indicating that the
Jewish roots in Sicily were not recent,
but very
remote. Different from the Christians,
often socially
and politically discriminated, in Sicily,
the Jews
were nonetheless integrated into the
reality in
which they were born and where their
families
lived for several generations.
Sicilian Jews owned houses and lands, like
any other Sicilian, and ran thriving
businesses. The
only thing that was not granted to the
Jews was the
acquisition of an aristocratic
title(1,2,3). Therefore, a
Jew could not become a baron, could not be
a royal
official, nor cover high government
positions or
command over Christians.
Jewish Sicily and medicine before 1492 43
________________________________________________
Jews were often craftsmen, shopkeepers,
tradesmen, merchants, and bankers
experienced in
operations concerning the rationing of
supplies to
the ghettos and cities and trade between
Sicily and
the international markets of the time(18).
However, in some professions, including
medicine
and veterinary sciences, the Jews of
Sicily
made a name for themselves(6,10).
The government and notarial documents(2.3)
kept in Sicily’s state archives bear
witness to the
remarkable historical contribution of the
Jews on
the island. These documents have been
widely studied
and analyzed in research on Jews, by
Giovanni
Di Giovanni(2), the first in 1748 to deal
with the the
history of Judaism in the island, followed
by the
Laguminas (1885)(3), Matteo Gaudioso(11)
and Eliahu
Ashtor(20) and many others. The office of
universal
and single judge, the “Dienchelele” (from
the
Hebrew word “Daian Kelali” which means the
judge general), established in 1395, was
abolished
in 1447(1,2,3.4).
The Sicilian population was more tolerant
towards the Jews than elsewhere. The
Jewish community
of Sicily provided good physicians, who,
for a long time, were prohibited though
from exercising
the profession among Christians(3,8,10).
If a Jewish physician gained a reputation
as
being an excellent professional and a great
expert in
the medical arts, as was often the case,
he would be
granted a special dispensation of the King
of Sicily,
in order to treat Christians all over the
island(4).
Jewish physicians in Sicily who obtained
royal
special dispensation were:
Magliucco
Greco from Polizzi, Benedetto Vita
from
Marsala, Benedetto Bonavoglia from Messina,
Jacopo Criso and many others(3).
Under the reign of Alfonso (1450), Jews
were
granted the freedom of practicing medicine
both
among Israelites and Christians(8).
The growing and renowned reputation as
good
physicians allowed the Jews to be called
also to
care for kings and their courtiers, so
much so that
Jewish physicians were awarded the role of
medical
officers of the royal family(3,4).
A year or so, after the slaughter of the
Angevins
in Sicily during the famous Sicilian
Vespers, on
January 24, 1283, King Peter of Aragon
confirmed
his royal and authoritative trust, in
Sicily, to master
David, Jewish physician of the Royal
Chamber, his
brothers and other family members, heirs
of the
famous master Busac, a famous and
appreciated
Jewish physician in Palermo(3.4).
Jewish physicians could, therefore, not
only
maintain the privileges granted to them by
the
Swabian emperor Frederick II Hohenstaufen
(1237), but also consolidate them later,
under
Aragonese rule in Sicily.
Jewish physicians also gained the
privilege for
their professional merits not to pay
mortgages,
duties, and taxes. An influential and
appreciated
Jewish physician was Joseph Abanasia, who
in
Sicily became medical examiner of all the
Jews of
the island and was a member of the
committee for
medical-surgical licensing, alongside the
famous
archiater Roger, called “pride of the
kingdom”
(1404-05)(4).
Josef Abanasia was the first
“Dienchelele”,
namely supreme judge of all the Jews of
Sicily, at
the behest of King Alfonso.
The second Dienchelele of Sicily was
Bonavoglia, beloved by King Alfonso
himself, who
often wanted him both at the court in
Palermo and
during his travels. Other Dienchelele of
Sicily was
Brachano de Xacta.
Between 1362 and 1492, some 170 Jews were
able to practice medicine in Sicily.
A certain Aaron De Sacerdotu was also
authorized
in 1448 to prepare medicines (first
license
ever granted to Jews).
A certain master Vita Susan, in Catania,
was
exonerated on merits, from the payment of
local
taxes for his work with the poor in the
town at the
foot of Mount Etna (1457).
A piece of important historical news
regards
Virdimura(7), a Jewish woman from Catania,
wife of
Pasquale de Medico, who asked and
obtained, in
1376, from the physicians of the Kingdom
of Sicily,
the official authorization to practice
medicine in the
entire Kingdom of Sicily, especially for
the poor.
Even Donna Bella di Pajia was granted the
authorization to the practice the art of
medicine and
surgery in Sicily, by the Aragonese queen
Bianca
(1414)(3,4).
A famous Jewish physician was Moise Medici
who went to Padua, in 1416, to improve his
skills,
and after three years, he was examined by
the archiater
D’Alessandro, becoming Dienchelele immediately
after(3).
After centuries of prestige in the medical
field,
privileges and fame ended suddenly for the
Jews of
Sicily after the famous edict of King
Ferdinand II
who expelled all members of the Jewish
community
from the kingdom of Spain and Sicily.
Physicians, Rabbis, artisans, rich and
poor,
44 I. Vecchio, S. Di Mauro et ____________________________________________________
famous and humble, all the Jews of Sicily
were
forced to meet in Palermo (1492), to be
expelled
permanently from Sicily(20).
Therefore, the island was impoverished in
trade, the arts, culture and health. The
great shame
of anti-Semitism was followed in the 16th
century
by a slow and sporadic reappearance of
Jews in
Sicily, and with them Jewish physicians.
The civil and religious government of the
island did not grant them the favors and
consideration
that they had received on the island
before their
expulsion in 1492. Jews were watched and
harassed
and the Holy Office of the Catholic Church
was
harsh and ruthless in pursuing Jews
suspected of
abandoning the Christian faith, with
convictions
and expulsions.
As for the city of Catania(6,8,11), we can
say that
the Jewish presence in the city was
documented as
early as the fourth century of the
Christian era.
Jewish men, in Catania, always
discriminated
compared to the rest of the Christian
population,
had to show the mark of the “wheel” on
their
clothes. However, the Jews never suffered
discriminatory
excesses by the rest of the population of
Catania, and were able to devote
themselves to
crafts, trade and lending activities.
From the thirteenth century, in the field
of
medicine, Sicily became an island coveted
by the
health professionals who would come from
Salerno,
famous for its medical school, or from
northern
Italy, where there were schools of
medicine at a
university level, to Sicily in search of
professional
achievement, before the birth of the
University of
Catania, in 1434.
The Jews were those who excellently made
up
for the shortage of physicians in Sicily.
Between 1360 and 1492, there were about
170
Jewish physicians in Sicily who made
medicine
their favorite art.(3,4). Jewish
physicians first met
with difficulties, caught between distrust
and prohibitions.
In the first half of the thirteenth
century, the
Church banned Jewish physicians from
practicing
medicine on Christians, and Frederick III
of
Aragon, King of Sicily, in 1310, confirmed
the ban,
abolished later by Alfonso of Aragon in
1451.
However, the clerics and the ruling class
of
Sicily did not hesitate to take advantage
of the now
renowned professionalism of Sicily’s
Jewish physicians,
in the face of their own bans.
When the University of Catania was
established
in 1434, access to the Jews was more
burdensome
due to the much higher taxes they had to
pay.
The marriage of Queen Mary and the young
King Martin, in 1391, during the period of
Aragonese rule of Sicily, put an end to a
controversial
dispute over the succession to the throne
of the
kingdom. The Aragonese court was
experiencing in
a time of difficulty because both the
island’s clergy,
linked only to the interests of the papacy
in Rome,
and the feudal lords, which had become too
powerful
and influential, had become a serious
obstacle to
Aragonese “leadership” in Sicily. In this
complex
context of political struggles, the Jews
of Sicily,
they too powerful, played an important
role.
In addition, it should be noted that the
Jews in
Sicily, as they were subject to the
special legal status
of subjects of the “Royal Chamber”, which
began in the Norman period and adopted,
later, also
by Frederick II and confirmed by his
successors,
proved to be indispensable allies of the
Aragonese
court, to whom they offered their
invaluable support,
receiving, at various levels, favors and
privileges,
which were added to those already
acquired.
The gratitude of the Aragonese rulers
towards
the Jews of Sicily is documented through
the many
orders given to the nobles of the kingdom
to respect
the Jews. The subsequent period of
Aragonese domination,
under King Alfonso, was after the reign of
Martin, very benevolent and profitable for
Sicily’s
Jewish community, which succeeded in
consolidating
the now prosperous economic and trade
activities
between the island and the rest of the
Mediterranean(1,3).
Furthermore, Sicily enjoyed a period of
peace
that allowed the emergence of a
manufacturing
middle class composed of merchants,
entrepreneurs
and bankers, among whom the Jews were the
most
able and professional(5). The period of
Alfonso’s
reign recorded, though, the outbreak of an
unexpected
epidemic, in the years between 1422 and
1425, which led to the need to take
advantage of the
professional services of the numerous and
much
appreciated Jewish physicians of the
island, who
succeeded in acquiring benefits and glory
thanks to
their intervention(1,3).
In Trapani, in 1423, the health emergency
exalted the merits of the Jewish physician
Chanino
Maymono(3). It should be noted that the
periods of
medical emergency were not the only ones
to
ensure that Jewish physicians were
appreciated
throughout the island, whose major cities hosted
Jewish communities that for some time
established
real schools of medicine known to all.
Of Sicily’s towns, Marsala was home to a
45
I. Vecchio, S. Di
Mauro et Al
prosperous and thriving Jewish community
that had
skilled and appreciated physicians.
The same applies to Erice.
A document dated 1452(1,2,3,4,8) cites
Chaim de
Faraiono, a physician and wealthy
landowner, and
“Ioseph Lu Medicu”. Among the many Jews
who
had succeeded in obtaining a license for
“physicians”,
we should remember(1,3):
Abraham Abenset from Trapani (1373),
Ioseph
from Marsala (1373), Moisen Missuto from
Mazara, Machaluffo from Marsala (1375).
In 1404 Iacob Sanson from Marsala obtained
a
license and in 1413 Benedetto de Gilfa
from
Trapani.
In 1431, a certain Mathaffuni from Trapani
obtained a license. He was also authorized
to practice
the art of surgery.
In 1438, Machalufo from Marsala, Benedetto
Vita from Marsala and Samuele Mayris from
Trapani were authorized for both medicine
and
surgery.
In 1443, Farachio from Mazara was licensed
to practice “medicine”.
Among the many Jewish physicians of
Sicily,
Moyse Medici de Bonavoglia of Messina
stands
out. Thanks to the favors granted by King
Alfonso,
he succeeded in studying at the renowned
University of Padua.
Jewish physicians were granted the title
of
“Magister”, Christian physicians the title
of “doctor”.
The widely acknowledged merit of Jews in
the
medical arts forced many Christians to be
the
“apprentices” of Jewish physicians.
However, the completion of medical studies
required an examination before a “Committee”
which, in Sicily was formed only by
Christian
physicians for a long period of time.
Then, the
“Dienchelele” (supreme judge of the
Sicilian
Jewish community), was added alongside
Sicily’s
Christian “archiater”.
The Jewish doctors were authorized by law
to
practice medicine only in the Jewish
community,
but the most famous among them were
allowed to
practice medicine even among Christians.
Some
Jews even managed to become doctors of the
“Royal Chamber” and “Queen’s Chamber”.
A certain Aharon de Sacerdotu from Geraci,
in
1448, obtained the license to practice
both as a
physician and apothecary.
In 1414, the Jewish physician Manuel
Nicosia
succeeded, thanks to his recognized
professional
merit, to avoid a severe punishment,
because he
dared to practice medicine even among
Christians,
without permission.
Sicily’s Jewish physicians were able to
achieve
a significant professional prestige that
helped them
even to accumulate wealth that would allow
them to
purchase real estate in various parts of
the island.
Once authorized, they also became a point
of reference
for lending money, which enabled them,
thanks
to the interest collected, to consolidate
their already
prosperous
economic position.
In
their “Codice Diplomatico dei Giudei in
Sicilia” (1884-1895) the Laguminas
describe the
presence of Jewish physicians in Sicily in
the following
places:
Catania, Bivona, Castrogiovanni
(Enna),
Castroreale, Demenna (San Marco
D’Alunzio),
Geraci,, Girgenti (Agrigento), Lentini,
Marsala,
Mazara, Messina, Mineo, Modica,
Nicosia,
Noto, Palermo, Piazza, Polizzi, Ragusa,
Randazzo,
Monte San Giuliano (Erice), Syracuse,
Taormina, Trapani.
In Catania, the presence of Jewish
physicians
was not only significant by tradition, but
also was
able to play an influential role in the newborn
University of Catania (1434) at the School
of
Medicine.
The following Jewish physicians are worth
being remembered:
Giovannuccio de Ripa who, in 1361, became
physician of King Frederick IV; Nicolao de
Branca
(1324),
Giacomo di Licata (1350), Gualtiero Pesci
(1367),
Nicolao de Usina (1396), Enrico
Campixano
(1424), Nicolao di Ansalone (1425),
and
Antonio de Alexandro (1423).
In Catania, the Bonfiglio family became
famous and it could also boast a famous
physician
named Roberto.
Another famous family was that of the
Juveni
(Gioieni) who in the fifteenth century
included
three professors of surgery (Antonio,
Ieronimo, and
Miuchio) at the University of Catania.
The Jews also managed to express an
“archiater”
of
Sicily, Blasco Scammacca, in 1398.
In the period between 1364 and 1492 the
“Magistri Fisici” who managed to obtain
the authorization
to practice in Sicily were:
Matteo
Xadicuno (1364), Salomone di Catania
(1394),
Leone Masano (1422), Jacopo Criso (1425),
Farachio
(1428), Gaudio Muxano (1445), Gabriele
da
Lentini (1475), Vitale Aurifici (1492)(6).
The following surgeons should be
remembered:
Yoseph
de Crixio di Brachono (1422), Gaudio
46
I. Vecchio,S.Di Mauro et Al
__________________________________________________
de
Girachio (1475), Aharon di Lu Presti (1429),
member of a famous Jewish family of
physicians.
Another family of Jewish physicians in the
fifteenth
century, the Xusens (Vita, Bulfarachio and
Joseph), natives of the town of Mineo on
Mount
Etna, moved to Catania, and became popular
and
famous. One of them, Joseph, was renowned
for his
services rendered free of charge to the
poor of
Catania.
In various parts of Europe, there were
Christian and Jewish women who, over the
centuries,
were caregivers, especially as midwives,
but
Sicily can boast the primacy of having had
women
physicians, authorized by law, with
regular title and
license to practice medicine.
In 1376, Virdimura(6,7,8), wife of
Pasquale de
Medico, a Jew from Catania obtained the
license to
practice medicine throughout the island
after a regular
examination before a “Commission”.
In 1414, Bella di Pajia, as already
stressed, also
was authorized to practice surgery in all
the lands of
the “Queen’s Chamber”, thanks to the
intervention of
Queen Bianca, who granted her the
privilege not to
pay taxes and duties that others had to.
Before 1492, Sicily had a long medical
tradition,
thanks to the work of the Jews, which
benefited
rulers, nobles, the clergy, the poor and
helpless.
Historically, Sicily’s Jewish community,
always respecting the Mosaic and Talmudic
tradition,
was, until 1492, the largest Jewish
community
in the Mediterranean, after Israel, having
a “specificity’
and presence that lasted 1500 years.
It wrote a page in history and culture
that is to
be reviewed and deserves a greater and
more stimulating
insight.
The Jews, while playing a role in the
millennialhistory of Sicily, managed to find points
of contact
with other cultures, which led to an
“exchange”
of values and knowledge that made Sicily,
before
1492, a “laboratory” of coexistence and
tolerance
for long periods of time. Jewish Sicily
and
Medicine before 1492, set in the right
place of universal
memory, deserve greater attention not only
from scholars of the history of medicine,
but also
from many others.
References
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1996,
pg.
52-61.
2)
G. Di Giovanni, L’Ebraismo della Sicilia ricercato ed
esposto, G. Gramignani, Palermo 1748, pg. 266-275,
(anastatic
copy, Forni ED. Bologna, 1967).
3)
B. e G. Lagumina, Codice diplomatico dei Giudei in
Sicilia, 3 Vol., M. Amenta, Palermo, 1884-1895
(anastatic copy, foreword by R. Giuffrida,
Societa’
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per la storia patria, Palermo, 1990).
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G. Pitrè, Medici, Chirurghi, barbieri e speziali
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Casa
Editrice
del Libro Italiano, Rome, 1942, pg. 98-108.
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Medieval Sicily, in
The Jewish Quarterly Review, 47
(1956-1957), pg.
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6)
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Medievale, in Trapani,
Rassegna della Provincia,
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(1984), pg. 25-28.
7)
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medioevo siciliano, La
Fardelliana, 3 (1984), pg. 361-364.
8) J. Shatzmiller, Jewish Physicians in
Sicily, in Italia
Judaica.
Gli ebrei in Sicilia sino all’espulsione del
1492, Proceedings of the 5th International
Conference
(Palermo, 15-19 June 1992), Ministry for
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Environmental
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9)
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1909.
10)
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tardoantico al medioevo. Studi in onore di Mons.
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Rocco, edited by N. Bucaria, Flaccovio,
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11)
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XIV e XV, Giannotta,
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storico per la Sicilia
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Documents
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14)
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15) M. Ben Sasson, The Jewish of Sicily
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16) N. Zeldes, A Geniza Letter Pertaining to
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Sicilia Jewish in Muslim Period, in Zion, 53 (1988),
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17)
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Architettura Judaica in Italia: ebraismo, sito, memoria
dei luoghi, Flaccovio,
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18)
E. Ashtor, Gli ebrei nel commercio mediterraneo
nell’alto
medioevo in “Settimane di
studio del Centro italiano
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Studi sull’altomedioevo”, 26 (1980), pg. 401-464.
19)
S. Boesch Gajano, Per una storia degli ebrei in
Occidente tra Antichita’ e Medievo. La testimonianza
di Gregorio Magno, in
“Quaderni Medievali”, 8
(1979),
pg. 12-43.
20)
E. Ashtor, La fin du Judaism sicilien in “Revue des
Etudes Juives”, 142, (1983), pg. 323-347.
21) S. D. Goitein, Sicily and Southern
Italy in the Cairo
Geniza Documents, in
“Archivio Storico per la Sicilia
orientale”, 67 (1971), pg. 9-33.
________
Request reprints from:
Prof.
IGNAZIO VECCHIO
Dipartimento
di Scienze Mediche Pediatriche
Policlinico
dell’Università
Via
Santa Sofia 78,
95123 Catania, (Italy)
PROGETTO A.I.N.- onlus
-“ U.R.E.-SHALOM “ “CENTRO SEFARDICO
SICILIANO”
Titolo
SICILIA
“ISOLA PILOTA” DELLA LOTTA AI
RAZZISMI E ALL’ ANTISEMITISMO
PER
LA PACE FRA I POPOLI
Nel
nostro progetto intendiamo per “disabilità culturale” quella disabilità che
nasce, soprattutto, dalla disinformazione o da una informazione distorta. Ciò
comporta la creazione di muri culturali che sono il
maggiore ostacolo
all’integrazione e alla libertà di coscienza e al trionfo della verità.
Ci proponiamo di lottare:
Razzismo, in
tutte le sue articolazioni
storiche e moderne, dall’ antisemitismo al settarismo.
Terrorismo materiale ed ideologico, vera
e propria eclisse della ragione, della tolleranza e del rispetto
fra i popoli
e le varie
culture.
Materialismo, inteso come ideologia fine a se stessa
e senza sbocchi metafisici.
Ateismo.
Relativismo.
Abbandono
della via poetica
e della cultura
umanistica e delle
tradizioni e della
memoria.
Facciamo appello
a quanti vogliono
utilizzare le loro
idee a sostegno
della lotta alle
“disabilita culturali” con
ogni forma di
iniziative.
I muri peggiori
sono quelli costruiti
dall’ignoranza e dalla
malafede, veri e
propri ostacoli per
il rispetto della
dignita’ umana.
Nel
nostro progetto ci
proponiamo, soprattutto, di promuovere
in Sicilia la rinascita
della cultura e
della presenza ebraica,
dopo il grave “vulnus” storico avvenuto
con la cacciata
degli ebrei dalla
Sicilia, nel 1492, in
seguito all’editto di
Ferdinando il Cattolico,
Re di Spagna.
La Sicilia ha
titolo e specificità, per
potere promuovere un
progetto ambizioso che ristabilisce, moralmente, un principio di
tolleranza e di rispetto,
calpestato, a danno degli ebrei, proprio
nell’isola dove, sotto il regno
normanno-svevo di Federico II, secoli
prima, era iniziato
un periodo storico,
unico al mondo,
di convivenza e
collaborazione fra cristiani, ebrei e
musulmani che storicamente, fa della
Sicilia un esempio mondiale, a
tutt’oggi, non eguagliato.
Ristabilire
e promuovere la
presenza e la cultura
ebraica in Sicilia, in
collaborazione con il
mondo cristiano e,
con l’auspicio di
reciproca tolleranza, con
la parte piu’
moderata del mondo
arabo, al quale si
chiede di riconoscere,
definitivamente, lo stato
di Israele, diventa l’emblema ed
il simbolo irrinunciabile, della riappropriazione di
antiche radici storiche e
culturali che, brutalmente,
sono state interrotte,
cinque secoli fa, ma mai
cancellate del tutto, perché
conservate nel cuore
e negli animi di
tanti.
Dal 1492
si sono determinati, i presupposti
di un impoverimento, morale, culturale ed economico della nostra isola, aggravato subito, dallo spostamento
geopolitico e commerciale della storia dell’Occidente e del mondo, dal
Mediterraneo alle terre del
Nord Europa e dell’oltre Atlantico.
Oggi, in
base ai corsi
e ricorsi storici, il baricentro geopolitico e commerciale della storia, si
riaffaccia nel Mediterraneo, luogo di
incontro fra tre
continenti ed epicentro
della globalizzazione in
corso.
La Sicilia
ridiventa riferimento irrinunciabile per l’incontro fra popoli, culture e religioni
diverse.
La
prospettiva di dare giustizia ad un torto storico, consumato nel 1492,
promuovendo oggi nella nostra
isola, modelli di sviluppo e di cultura
basati sulla tolleranza e sul rispetto reciproco, è senza dubbio, la “via maestra” per una
visione di collaborazione e
di pace fra
i popoli.
La Sicilia
puo’ ,dunque, intestarsi, con le sue
istituzioni e la
sua societa’ civile,
il ruolo di
“isola pilota” della
promozione della cultura,
della pace e
dello sviluppo della
presenza ebraica in
Sicilia.
E’
necessario, a tal riguardo, sottolineare che è già avvenuto un evento di
portata storica mondiale:
il ritorno degli Ebrei in Sicilia, grazie al Rabbino Prof. Stefano Di Mauro, il
quale ha
gettato le basi per una
attiva presenza nella città di Siracusa, (dove è, di
nuovo attiva, dopo cinque
secoli di silenzio, una
Sinagoga,) e in tutta
la Sicilia e
l’Italia Meridionale.
Questo
avvenimento di portata storica mondiale, già sottolineato ed apprezzato nelle
opportune sedi internazionali, è il
punto di partenza di un processo storico
che riattiva il treno della storia, la dove miopie e
contingenze storiche passate, che nulla
avevano di presupposto religioso,
pur essendo stato,
a torto, questo presupposto invocato,
avevano privato la Sicilia e
la sua popolazione di una radice storica ultramillenaria, che insieme
alle radici cristiane creava benessere
e sviluppo.
L’Antisemitismo
è una
malattia del pensiero che
si nutre di disinformazione e di
intolleranza, umilia il concetto di umanità, diventa reato storico,
culturale, etico e sociale, e getta i
germi dell’odio e della sopraffazione.
La lotta
all’antisemitismo e a tutti i razzismi è, dunque, un principio irrinunciabile
per ogni società civile, ed impegno
etico ed anche politico per ogni individuo che ricopra cariche istituzionali di
responsabilità e per ogni cittadino degno di contribuire, nella società in cui
vive, allo sviluppo e alla pace.
Si
sottolinea anche che, nella Sicilia Orientale,
a suggello della rinascita della presenza e della cultura ebraica
nell’isola, sono già presenti due uffici di rappresentanza ebraica ( U.R.E.), in Catania , Corso Italia n.207 e via
Vecchia Ognuna 142/A,
ed in Giardini Naxos, Via Umberto n.451.
La
promozione della cultura della tolleranza, ispirata da siciliani, in Sicilia,
diventa il suggello evidente
che non esistono possibilità diverse
dall’incontro e dal rispetto
fra culture, religioni, tradizioni,
popoli.
La Sicilia,
partendo da Catania
e Siracusa , si intesta,
insieme agli Ebrei,
una “mission” di pace e di
lotta ai razzismi e all’antisemitismo,
per essere, ancora una volta, nella
storia, culla di
civiltà e laboratorio
di tolleranza.
Strumento
simbolico, in tutte le iniziative che condurranno alla crescita del progetto di
“Sicilia isola pilota della pace e
della tolleranza”, per lo sviluppo
dell’Ebraismo di Sicilia
e dell’ Italia
meridionale, sarà il “libro della pace”, ( vedi
alla voce “centrosefardicosiciliano”) libro simbolico,
che dovrà registrare tutte le firme di
coloro che, a titolo personale, nella società
civile e nelle istituzioni, testimonieranno la loro
adesione al progetto di
lotta ai razzismi
e all’antisemitismo.
L’adesione
al libro della pace sarà resa nota in tutte le sedi istituzionali italiane ed
estere, a testimonianza per tutti, che sono molti gli
individui che desiderano promuovere
modelli di sviluppo, di
tolleranza e di pace fra popoli e culture.
Si auspica,
grazie ad un
placet del Governo
e delle Istituzioni
della
Regione Siciliana,
un “suggello” al
progetto “ Sicilia, isola
pilota della lotta
ai razzismi e
all’antisemitismo, per la
pace fra i
popoli”,
con la
creazione di “un
Centro Operativo Regionale” ,
una sorta di
“Forum Mediterraneo della
Pace”, con annessi
ufficii di rappresentanza, in
ognuna delle sedi
istituzionali delle nove
province regionali, per
raccogliere “una Banca dati”,
di soggetti delle
istituzioni, delle universita’
regionali, delle scuole
e della societa’
civile che appoggiano
il progetto.
Questo progetto
sarebbe, inoltre,
permanente, costituendo un
“polo” di riferimento, nel
Mediterraneo, per tutti,
ed un esempio
per la Comunita’
Europea, le Comunita’
Ebraiche del Mediterraneo
e mondiali, ed i paesi
del bacino del
Mediterraneo.
Prof.
Ignazio Vecchio
Cell. 3479449770
Dott.ssa
Cristina Tornali
www.A.I.N.
onlus
cell.3455677693
Prof.
Rav. Di Mauro S. Itzikach
David
Rabino capo
di Sicilia
Centro
sefardico siciliano
GIORNATA DELLA MEMORIA
PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA IL NOSTRO RABBINO CON LA
SUA FAMIGLIA E CON LA PARTECIPAZIONE DI UN FOLTO GRUPPO DI EBREI SIRACUSANI SI
E’RECATO A CATANIA DOVE ERA STATO INVITATO DALLA FIDEPA DI CATANIA,DIETRO
SUGGERIMENTO DEL DOTT.PERLASCA,FIGFLIO DEL FAMOSO GIORGIO CHE SALVO’ LA VITA A
5000 EBREI.L’EMOZIONE AL PALAZZO DELLA CULTURA DI CATANIA E’STATA
GRAANDE,CAUSATA DAL RICORDO DI EPISODI DI VITA DI ALCUNI PAZIENTI DEL RAV DI
MAURO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
NAZISTI CHE ERANO SOPRAVVISSUTI ALL’HOLOCAUSTO.
SINAGOGA DI SIRACUSA
Il Presidente Bono in un suo intervento alla Comunita' di Siracusa
Articoli pubblicato sul gionale ''La Sicilia" del 28/01/2013:
NEL
POMERIGGIO,POI,IL RAV DIMAURO HA TENUTO UNA CONFERENZA SUL SIGNIFICATO
DELL’HOLOCAUSTO NELLA NOSTRA SINAGOGA DI VIA ITALIA IN SIRACUSA DOVE HA PRESO
LA PAROLA IL PRESIDENTE DOTT. BONO DINANZI AD UNA UDIENZA ATTENTA E COMMOSSA.
CATANIA
CATANIA
Da destra a sinistra il sindaco di Catania tancanelli, il dott. Franco Perlasca, la preseidente della Fidapa, la preseidente del distretto Sicilia, il RabbinoProf. Di Mauro, il Prof.Vecchio, e la Prof.ssa Tornali.
-Villa Bellini-
Il Presidente Bono in un suo intervento alla Comunita' di Siracusa
Articoli pubblicato sul gionale ''La Sicilia" del 28/01/2013: